Idee per un piano quinquenale di investimenti pubblici green per l’Italia
Un programma quinquennale di investimenti ecologici strutturato in 10 misure e altrettanti settori per aiutare la ripresa e creando nuova occupazione.
Lo studio è all’interno della “Relazione sullo stato della green economy del 2018”, il documento introduttivo degli Stati generali della Green economy, presentato alla Fiera di Rimini nella giornata inaugurale organizzata dal Consiglio nazionale della Green economy (66 organizzazioni di imprese), in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, a Rimini nell’ ambito di Ecomondo.
Il pacchetto delle 10 misure su cui indirizzare gli investimenti, pubblici e privati, prevede:
- un raddoppio delle fonti rinnovabili
- azioni di riqualificazione profonda degli edifici privati e pubblici
- conseguimento dei nuovi target europei di riciclo dei rifiuti
- realizzazione di un grande Programma di rigenerazione urbana
- raddoppio degli investimenti nell’eco-innovazione
- misure per la mobilità urbana sostenibile
- misure per l’agricoltura ecologica e di qualità
- riqualificazione del sistema idrico nazionale
- rafforzamento della prevenzione del rischio idrogeologico
- completamento delle bonifiche dei siti contaminati.
L’insieme di queste misure, che richiederebbero in media tra 7 e 8 miliardi di investimenti pubblici annui per i prossimi cinque anni, attiverebbe 21,4 miliardi di investimenti privati annui, generando un valore di produzione di 74 miliardi e in media 440mila nuovi posti di lavoro green ogni anno che, tenendo conto dell’indotto, arriverebbero a oltre 660 mila.
L’impatto occupazionale è stato calcolato per ciascuna misura di green economy individuata.
I settori a più alto coefficiente occupazionale, considerando i 5 anni, sono le fonti rinnovabili con il 32% del totale degli occupati (circa 702.000 posti di lavoro diretti e indiretti), seguiti dall’agricoltura biologica e di qualità con il 18% del totale degli occupati (circa 393.000 posti di lavoro, in questo caso solo diretti), dalla rigenerazione urbana con il 12% (circa 255.000 posti di lavoro), dall’efficientamento degli edifici con il 9% (oltre 197.000 occupati).
L’Italia della green economy: bene in economia circolare, male in consumo suolo
La Relazione 2018 fornisce anche un aggiornamento sull’andamento dei settori strategici delle green economy in Italia registrando eccellenze e cadute.
L’Italia nel 2017 ottiene buoni “voti” in economia circolare (è prima fra i grandi Paesi europei), agricoltura biologica e anche eco-innovazione, ma ha ancora molto da fare sul consumo del suolo, la tutela della biodiversità, la decarbonizzazione.
Emissioni di gas serra
Secondo stime preliminari, nel 2017 le emissioni di gas serra in Italia potrebbero essere nuovamente cresciute, anche se di poco: in ogni caso negli ultimi 4 anni, con una modesta ripresa economica, il processo di decarbonizzazione nazionale, come anche nel resto d’Europa, sembra essersi fermato.
Fonti Rinnovabili ed efficienza energetica
Nell’ultimo triennio, in concomitanza di una modesta ripresa economica, i consumi di energia sono tornati a crescere, passando da 166 Mtep a oltre 170 Mtep tra 2014 e 2017, segnalando una difficolta delle politiche di efficienza energetica.
Nel 2017 le fonti rinnovabili soddisfano il 17,7% del fabbisogno di energia. Dopo un periodo di crescita sostenuta tra il 2005 e il 2013, nell’ultimo quinquennio il progresso nelle rinnovabili è stata più moderato, anche se i dati del primo semestre del 2018, particolarmente piovoso, indicano che la produzione idroelettrica è tornata a crescere.
Economia circolare e uso efficiente delle risorse
Per tasso di circolarità, l’Italia, con il 18,5%, è prima fra i cinque principali Paesi europei e ha una buona produttività delle risorse (misurata in euro di Pil per kg di risorse consumate) nell’ambito della quale è al secondo posto fra i cinque principali Paesi europei.
Nel 2016 sono stati riciclati in Italia 13,55 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, pari al 45% e questo permette all’Italia di posizionarsi al secondo posto in Europa dietro alla Germania, risalendo di una posizione rispetto al 2014, con un’ottima performance (67%) in particolare nel settore dei rifiuti d’imballaggio. Anche nel riciclo dei rifiuti speciali siamo fra i leader in Europa: nel 2016 sono state riciclate in Italia circa 91,8 Mt di rifiuti speciali, pari al 65% di quelli prodotti.
Eco-innovazione
Per quanto riguarda l’eco-innovazione, secondo l’indicatore Eco-IS (Eco-Innovation Scoreboard) l’Italia con un punteggio di 113 si posiziona al di sopra della media Ue28 di 100, al pari con l’Austria, ma dopo Svezia, Finlandia, Germania e Danimarca.
Agricoltura
L’agricoltura biologica nel 2017 ha raggiunto 1,8 milioni di ettari, più 20% rispetto al 2016. Dopo la Spagna, l’Italia è il Paese europeo con la più ampia superficie dell’agricoltura biologica, davanti alla Francia e alla Germania e aumentano anche le produzioni agricole di qualità certificata che, a fine 2016, hanno raggiunto il valore di 15 miliardi.
Territorio e capitale naturale
Il consumo di suolo nel 2017 ha continuato ad aumentare al ritmo di 15 ettari al giorno: l’Italia resta fra i Paesi europei con la più alta percentuale di consumo di suolo in relazione alla superficie. Nonostante un patrimonio naturale tra i più importanti al mondo, la spesa per la protezione della biodiversità e del paesaggio in Italia è molto bassa e diminuita da 689 nel 2010 a 524,7 milioni nel 2017.
Mobilità sostenibile
L’Italia e il Paese europeo dove circola la quota maggiore di mezzi con alimentazione diversa rispetto ai carburanti tradizionali (benzina e diesel) sul totale dei veicoli, il 12,7%, maggiore di quasi nove punti percentuali rispetto alla Germania.
Il dato italiano è sostenuto dalla diffusione della flotta a gas (Gpl/metano), che con 3,16 milioni di veicoli (tra auto, veicoli commerciali leggeri e pesanti) rappresenta il 53% della flotta a gas europea.
Ma non va altrettanto bene per i nuovi veicoli ecologici: nella top ten delle vendite del 2017 né nella categoria dei veicoli ibridi, né di quelli ibridi plug-in né in quelli elettrici figura un’auto prodotta in Italia.
“L’Italia non è all’anno zero in green economy – ha sottolineato, Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente – investire in green economy significa fare economia circolare che deve sostituire l’economia lineare perché le risorse non sono illimitate. Nella Finanziaria abbiamo inserito misure per facilitare questo processo”.
“I vantaggi economici di questi investimenti green sono molteplici – ha sottolineato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile – il primo riguarda i costi evitati dell’inquinamento e di altri impatti ambientali; il secondo la capacità di queste scelte green di attivare, con investimenti pubblici, effetti moltiplicatori anche di quelli privati; il terzo vantaggio sta nella capacità di utilizzare e promuovere innovazione, diffusione di buone pratiche e buone tecniche”.
A breve pubblicheremo il documento.
(dal comunicato di Fondazione Sviluppo Sostenibile)
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