Tutto sull’accordo Lega-M5S per le “trivelle”: l’emendamento approvato e i commenti
La spaccatura politica tra Lega e Movimento 5 Stelle sulle “trivelle” nei mari italiani, tutta giocata sulle divisioni tra “partito dei sì” e “partito dei no”, ha trovato una ricomposizione con la nuova versione dell’emendamento inserito nel Dl Semplificazioni e approvato dalle commissioni riunite Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato (vedi anche QualEnergia.it).
Cosa dice l’emendamento
Vediamo in sintesi cosa prevede l’emendamento.
Il cuore del provvedimento è la definizione del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) con cui programmare le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi sul territorio italiano, con l’obiettivo prioritario di “accompagnare” il nostro Paese verso la de-carbonizzazione del mix energetico.
Il piano dovrà essere approvato entro 18 mesi. Nel frattempo, ci sarà una speciale “moratoria” che sospenderà diversi procedimenti amministrativi.
Nell’emendamento approvato (vedi pag. 53 del documento allegato in basso), in particolare, si legge che (neretti nostri) “i procedimenti amministrativi, ivi inclusi quelli di valutazione di impatto ambientale, relativi al conferimento di nuovi permessi di prospezione o di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi sono sospesi, fatti salvi i seguenti procedimenti in corso o avviati successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge, relativi a istanze di:
- a) proroga di vigenza delle concessioni di coltivazione di idrocarburi in essere;
- b) rinuncia a titoli minerari vigenti o alle relative proroghe;
- c) sospensione temporale della produzione per le concessioni in essere;
- d) riduzione dell’area, di variazione dei programmi lavori e delle quote di titolarità”.
Inoltre, precisa il testo finale uscito dalle commissioni riunite, la sospensione (neretti nostri) “non si applica ai procedimenti relativi al conferimento di concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi pendenti alla data di entrata in vigore della presente legge”.
Previsto poi un aumento di 25 volte dei canoni annuali per le concessioni di attività petrolifere dal 1° giugno 2019.
Inoltre, la norma stabilisce che le attività upstream nel settore oil & gas non rivestono più carattere di pubblica utilità, fatta eccezione per lo stoccaggio del gas naturale in sotterraneo.
I commenti
Angelo Bonelli dei Verdi, su Facebook, ha scritto che con l’emendamento (neretti nostri) “verranno autorizzate 15 nuove trivellazioni di cui 4 in mare […] e 11 sulla terraferma. Questo accadrà in virtù della norma che fa salve dalla sospensione di 18 mesi le istanze di concessione in essere alla data di entrata in vigore della legge, e a queste se ne potranno aggiungere altre sino alla data di pubblicazione della legge in gazzetta ufficiale”.
Per nulla soddisfatte le associazioni ambientaliste.
Greenpeace, Legambiente e WWF già ieri avevano diffuso una nota congiunta: “Più che una moratoria abbiamo un timeout, una breve sospensione di soli 18 mesi, giusto per tirare il fiato”, evidenziano le tre associazioni (neretti nostri, anche nella prossima citazione).
“Si tratta di un primo passo avanti, ma il percorso per rendere l’Italia libera dalle trivelle ha bisogno di interventi più incisivi per superare le norme pro-fossili ereditate dalle passate legislatura”, aggiunge la nota.
Greenpeace, Legambiente e WWF, in particolare, contestano l’impiego dell’air-gun per le prospezioni geofisiche in mare (tecnica che secondo loro andrebbe esplicitamente vietata) e la mancata eliminazione delle franchigie che, secondo le associazioni, rendono l’Italia un “paradiso fiscale” per le aziende petrolifere, perché ad esempio per gli idrocarburi estratti in mare non si paga alcuna royalty entro gli 80 milioni di metri cubi standard di gas ed entro le 50.000 tonnellate di petrolio.
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