Eolico offshore: mentre in Italia parte (forse) il primo impianto, in UK si punta al 30% del mix al 2030
In appena dieci anni, lo stesso tempo che l’Italia ha impiegato per sbloccare definitivamente la realizzazione del primo parco eolico marino nel Mediterraneo a Taranto da 30 MW, il governo inglese vuole arrivare a produrre un terzo di tutta l’elettricità con impianti eolici offshore per decine di GW installati.
Difatti, l’Offshore Wind Sector Deal appena annunciato dal ministro dell’energia Claire Perry (documento completo allegato in basso) prevede di generare il 30% dell’energia elettrica del paese con grandi pale eoliche installate in mare (oggi: 6-7%).
Sarebbe una rivoluzione: con un tale contributo dell’offshore, in Gran Bretagna l’output complessivo delle fonti rinnovabili potrebbe superare stabilmente per la prima volta nella storia l’intera produzione elettrica con combustibili fossili.
In altre parole, si legge in una nota del governo, il 70% del mix elettrico inglese diventerebbe a basse emissioni inquinanti (low carbon).
Il cammino britannico
Ricordiamo che Londra è già riuscita a de-carbonizzare parecchio il suo sistema energetico, grazie soprattutto alla tassa aggiuntiva sulle emissioni di anidride carbonica, il Carbon Price Floor, che ha quasi azzerato la generazione a carbone a vantaggio del gas e delle rinnovabili (vedi qui gli ultimi dati).
Sull’offshore Londra è nettamente al primo posto in Europa, con circa 8 GW di capacità totale in esercizio alla fine del 2018, che dovrà salire a 30 GW cumulativi nel 2030 secondo le proiezioni del Sector Deal.
In generale, contando anche le turbine a terra, l’eolico già nel 2016 aveva battuto il carbone in Gran Bretagna, producendo in 12 mesi più elettricità della fonte fossile più “sporca”.
La Gran Bretagna detiene anche il record del parco eolico offshore più grande del mondo, inaugurato lo scorso settembre: Walney Extension da 659 MW.
Va detto, guardando al mercato globale, che la Cina sta rapidamente guadagnando terreno, anzi mare, poiché nel 2018, per la prima volta, ha staccato proprio l’Inghilterra quanto a nuova potenza eolica offshore installata in un anno: 1,8 GW contro 1,3 GW.
Il piano
Tornando più in dettaglio al piano inglese, il Sector Deal prevede uno stretto coinvolgimento dell’industria del settore, che metterà sul piatto investimenti per 250 milioni di sterline (circa 291 milioni di euro al cambio attuale) destinati soprattutto al potenziamento della supply chain nazionale, la catena di distribuzione dei principali componenti delle turbine; si prevede anche di portare a 27.000 il numero di posti di lavoro qualificati nel comparto offshore, circa il triplo rispetto a oggi.
Londra, in particolare, punta a mantenere e rafforzare la sua leadership globale in questo campo, guardando alle prossime innovazioni tecnologiche che riguarderanno le turbine offshore: pale sempre più grandi, potenti, equipaggiate con sistemi avanzati di controllo remoto e sensori meteo, in modo da incrementare il più possibile l’efficienza degli impianti e ridurre il costo complessivo di generazione elettrica.
Tanto che nel 2020 si stima che sarà più conveniente costruire un nuovo parco eolico offshore piuttosto che una nuova centrale a fonti fossili.
L’impianto da 30 MW complessivi, battezzato Beleolico e sistuato nel porto della città pugliese, dovrebbe essere finito entro il 2019, per entrare in esercizio nel 2020. Si completerà così un’odissea: il progetto è stato sbloccato nel 2015 dopo 6 anni di complesse vicende autoritorizzative e battaglie legali.
Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:
Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO
Powered by WPeMatico