Tutti contro lo sconto in fattura collegato alle detrazioni fiscali: cosa cambierà?

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Tutti contro lo sconto in fattura collegato alle detrazioni fiscali: cosa cambierà?

1 Ottobre 2019 Articoli CNA decreto crescita detrazioni fiscali ecobonus ricorsi riqualificazione energetica sconto in fattura sgravi fiscali sismabonus 0

Cosa succederà allo sconto in fattura collegato ai bonus fiscali, previsto dall’art. 10 del decreto crescita?

Tutti i fari sono puntati sulle possibili correzioni della contestatissima norma nella prossima legge di bilancio, che potrebbe accogliere alcune delle proposte di modifica che continuano a circolare tra le forze politiche e tra gli operatori del settore.

Le possibili mosse del governo

In linea generale, il governo Conte-bis, secondo le recenti dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, pare orientato a prorogare l’ecobonus in scadenza il 31 dicembre 2019, così come il bonus per le ristrutturazioni con l’aliquota della detrazione al 50% e il tetto di spesa a 96.000 euro.

Ma resta il nodo dello sconto in fattura: l’importanza di correggere l’art. 10 del DL crescita è stata rimarcata dallo stesso Davide Crippa, sottosegretario uscente al MiSE, in una recente intervista a QualEnergia.it sulle priorità in campo energetico per il nuovo esecutivo.

Il primo governo Conte aveva solamente sfiorato la questione: ricordiamo che erano stati depositati alcuni disegni di legge per cambiare la formulazione dell’articolo o per eliminarlo del tutto, ma la crisi aperta dalla Lega con il Movimento 5 Stelle aveva lasciato il tema in sospeso.

In sintesi – vedi qui per maggiori dettagli – la proposta avanzata da Forza Italia puntava a introdurre la possibilità di cedere il credito alle banche, mentre il Partito Democratico era favorevole ad abrogare l’intero articolo e il Movimento 5 Stelle aveva suggerito di assegnare all’Agenzia delle entrate il compito di sostituirsi agli istituti di credito nel rimborsare il denaro alle imprese.

“Sappiamo che c’è la volontà di mettere mano al provvedimento, probabilmente nella legge di bilancio, per dare una risposta alle critiche che il testo ha generato”, racconta a QualEnergia.it Virginio Trivella, coordinatore del comitato scientifico di Rete Irene, che abbiamo sentito per capire cosa potrebbe succedere nelle prossime settimane su questo versante.

Sembra così che il nuovo governo sia orientato a “migliorare il sistema”, afferma Trivella, senza arrivare all’abrogazione dell’art. 10.

In particolare, sono due i punti che secondo Rete Irene andrebbero affrontati.

Innanzi tutto, spiega Trivella, “bisognerebbe circoscrivere il campo d’azione dello sconto in fattura, limitandolo agli interventi più qualificanti con elevate ambizioni di miglioramento dell’efficienza energetica, come quelli su interi condomini”.

Interventi di rinnovamento profondo (deep renovation), quindi, dove le grandi aziende e le grandi utility sono le uniche ad avere la capacità tecnico-economica di eseguire lavori tanto complessi.

L’altro punto fondamentale, aggiunge Trivella, “è la semplificazione”, ad esempio si dovrebbe prevedere che l’assemblea condominiale possa deliberare a maggioranza – non più all’unanimità – l’esecuzione di lavori con la modalità dello sconto in fattura, rendendo così l’opzione vincolante per tutti i proprietari degli immobili, in modo da semplificare e velocizzare tutta la gestione contabile, sia per l’amministratore di condominio che per l’azienda che compie l’intervento di riqualificazione.

Il punto sulle contestazioni

Intanto continua a espandersi il fronte di chi si oppone al provvedimento che introduce nuovi modi per utilizzare le agevolazioni fiscali, ecobonus/sismabonus, collegate agli interventi di riqualificazione energetica e antisismica.

Un gruppo di aziende aderenti alla CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato) infatti, ha appena depositato un ricorso al Tar contro l’Agenzia delle entrate per chiedere l’annullamento della misura.

Una nota della CNA spiega che il beneficio fiscale (neretti già presenti nel testo originale) “non risulta conforme ai principi comunitari e nazionali in materia di concorrenza e aiuti di Stato”.

Ricordiamo che l’Agenzia delle entrate ha pubblicato ad agosto le modalità attuative delle disposizioni previste nell’art. 10 del DL crescita come convertito in legge.

Nella nota, CNA chiarisce ancora una volta il principale motivo di scontento delle piccole imprese: il rischio di essere tagliate fuori dal mercato delle riqualificazioni energetiche e antisismiche, perché non avrebbero la capacità economica di anticipare al cliente – tramite uno sconto in fattura – l’importo dei bonus fiscali da recuperare poi in compensazione nei successivi cinque anni.

Secondo l’art. 10, ricordiamo in breve, chi ha diritto alle detrazioni fiscali, anziché utilizzarle direttamente, può scegliere di ricevere uno sconto in fattura di pari ammontare sul corrispettivo dovuto per i lavori, da parte dell’impresa che ha eseguito l’intervento di riqualificazione.

Sarà poi l’azienda a recuperare le somme anticipate sotto forma di credito d’imposta da impiegare esclusivamente in compensazione, in cinque quote annuali di pari importo, oppure cedendo il credito ai propri fornitori (ma non alle banche), una novità quest’ultima che era stata introdotta durante la conversione in legge.

Proprio il timore che saranno favorite le grandi aziende e le utility, a scapito delle piccole-medie imprese, ha spinto le associazioni di categoria a mobilitarsi per ottenere delle modifiche alla norma; anche alcune regioni si sono già mosse e altre si stanno muovendo.

La Regione Lazio, a fine agosto, ha presentato un ordine del giorno per impegnare la giunta a “compiere tutti gli atti necessari e propedeutici” ad impugnare l’art. 10 sullo sconto in fattura affinché sia abrogato.

Si parla di “norme inique” e “concorrenza sleale” nei confronti delle aziende più piccole; in precedenza, Umbria e Toscana avevano annunciato ricorsi davanti alla Corte costituzionale.

Infine Italia Solare ha inviato una lettera all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) per rimarcare un altro elemento distorsivo della concorrenza contenuto nello stesso articolo 10, comma 3 ter, dove si prevede la possibilità, da parte dei clienti, di cedere il credito Irpef ai fornitori che hanno installato impianti fotovoltaici residenziali.

Anche in questo caso, nella lettera si sottolinea che (neretti nostri) “il meccanismo favorisce i grandi operatori a discapito dei piccoli e medi che operano solamente nel settore del fotovoltaico che non hanno capienza per la compensazione”.

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