C’è Shell dietro la batteria al litio più grande d’Europa
La Shell, come altri colossi petroliferi che continuano a investire miliardi di dollari nei combustibili fossili e sono accusati di fare greenwashing, si sta anche ritagliando un po’ di spazio in alcuni settori delle tecnologie pulite.
Tanto da aver annunciato la costruzione di quella che diventerà la batteria al litio più grande d’Europa, una maxi-installazione da 100 MW/100 MWh da collegare alla rete elettrica nazionale della Gran Bretagna.
Il progetto Minety power storage, si legge in una nota di Shell Energy Europe, vedrà la luce entro la fine del 2020 nel sud-ovest dell’Inghilterra, nella contea di Wiltshire; sarà realizzato dal gruppo industriale China Huaneng e dal fondo d’investimenti cinese CNIC (la costruzione è già iniziata, si legge in una nota di China Huaneng).
Sarà poi Shell, tramite la società controllata Limejump, a gestire il funzionamento della super-batteria tramite una piattaforma energetica virtuale; ricordiamo che Limejump è una società inglese specializzata nell’aggregazione di batterie per fornire servizi alla rete elettrica, come il bilanciamento tra domanda-offerta di elettricità e la regolazione di frequenza. Era stata acquisita da Shell lo scorso anno.
Quando sarà del tutto carica, la batteria inglese potrà fornire energia sufficiente a coprire i consumi elettrici di circa 10.000 abitazioni per un giorno.
La ragione principale che sta spingendo gli investimenti in batterie in Gran Bretagna, è la necessità di gestire la produzione in continua crescita di energia rinnovabile, soprattutto quella proveniente dai grandi parchi eolici offshore, tenendo conto che Londra punta a sviluppare decine di nuovi GW di potenza eolica in mare nei prossimi anni per “ripulire” il suo mix energetico.
L’Inghilterra nel 2019 ha sviluppato 1,7 GW di eolico offshore, al primo posto assoluto in Europa, secondo le ultime statistiche di WindEurope.
Sistemi di accumulo saranno pertanto indispensabili per “salvare” l’energia generata in eccesso dagli impianti eolici e poi utilizzarla in un secondo momento, ad esempio quando ci sarà un picco di domanda elettrica sulla rete.
Ricordiamo infine che Shell nel 2019 aveva acquisito anche il 100% di sonnen, il produttore tedesco di batterie per il mercato residenziale (vedi qui).
Intanto la Gran Bretagna secondo i dati diffusi qualche settimana fa da National Grid, nel 2019 ha sfiorato il 50% di energia a zero emissioni, superando per la prima volta le fonti fossili per un intero anno, anche se tale dato include il nucleare oltre alle rinnovabili.
Più in dettaglio, le rinnovabili e il nucleare, sommando anche le importazioni via cavo sottomarino, hanno costituito il 48,5% del mix elettrico inglese, mentre le risorse fossili si sono fermate al 43% con un quasi azzeramento del carbone (2%) e un ruolo preponderante del gas naturale (38%); le biomasse, infine, hanno contribuito con l’8% della produzione elettrica nazionale complessiva.
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