Assicurativi, geopolitici, informatici: quanti rischi anche per le rinnovabili
Non solo opportunità, ma anche rischi e incertezze per chi investe nelle fonti rinnovabili, soprattutto quelle che utilizzano tecnologie non ancora diffuse su vasta scala, come l’eolico offshore su piattaforme galleggianti.
Un rapporto della società di consulenza globale Willis Towers Watson afferma che le aziende attive nel settore dell’energia stanno per affrontare un periodo ricco di sfide e cambiamenti.
Tra le società più esposte ai futuri rischi, si legge nel Power and Renewable Energy Market Report (allegato in basso), ci sono comunque quelle che gestiscono le centrali a carbone, perché molte compagnie assicurative, soprattutto europee, hanno deciso o stanno decidendo di non assicurare più le attività di generazione elettrica che utilizzano carbone/lignite.
Ricordiamo poi che tra banche, istituti finanziari, fondi sovrani, fondi pensione, assicurazioni e così via, sta crescendo continuamente il numero di soggetti pubblici-privati che aderiscono alla campagna mondiale di disinvestimento dalle risorse energetiche fossili. A settembre 2019 si parlava di un impegno complessivo di oltre mille organizzazioni a disinvestire 11.000 miliardi di dollari dai combustibili fossili (vedi QualEnergia.it).
A gennaio, il più grande gestore mondiale di fondi d’investimento, il colosso BlackRock con sede principale a New York, ha annunciato che uscire dal carbone è una priorità della sua nuova politica finanziaria, con l’obiettivo di rimuovere entro il 2020 tutti i titoli azionari/obbligazionari delle aziende che ottengono oltre il 25% dei loro profitti dalla produzione di carbone.
L’amministratore delegato di BlackRock, Larry Fink, aveva dichiarato che tutti i governi, le società e gli investitori si devono confrontare con il cambiamento climatico e devono prepararsi a una profonda redistribuzione dei capitali investiti, cercando così di ridurre i rischi associati alle attività economiche incentrate sull’utilizzo di risorse energetiche inquinanti.
Considerazioni analoghe a quelle esposte da Willis Towers Watson che però si soffermano anche sui potenziali rischi per le energie rinnovabili.
In particolare, si legge nel documento, lo sviluppo di alcune tecnologie innovative, come le pale eoliche sempre più grandi e quindi capaci di “catturare” più vento o la realizzazione di parchi eolici su piattaforme marine flottanti, potrebbe essere frenato dai timori delle società di assicurazione; queste ultime, infatti, potrebbero decidere di non assumersi i rischi collegati all’uso di tecnologie che devono ancora esprimere la loro maturità dal punto di vista tecnico-commerciale.
Poi nel rapporto si parla di possibili rischi geopolitici per le rinnovabili. Ad esempio, c’è la possibilità che singoli governi cambino le norme che regolano gli incentivi alle fonti pulite, andando così a impattare sui piani d’investimento definiti in precedenza dalle aziende.
È quello che è successo, ad esempio, in Spagna e Italia con i tagli retroattivi alle tariffe incentivanti per il fotovoltaico, che in questi anni ha portato a una serie di azioni legali da parte delle aziende colpite.
Le fonti rinnovabili poi presentano rischi elevati, in alcune circostanze, per quanto riguarda fattori come la variabilità meteorologica, la volatilità dei prezzi elettrici sui mercati dell’energia, possibili colli di bottiglia sulle linee di trasmissione/distribuzione (ad esempio quando c’è un’elevata produzione da eolico-fotovoltaico che la rete non è in grado di assorbire), senza dimenticare i rischi di attacchi informatici.
Ricordiamo che lo scorso dicembre il gruppo Iren era stato oggetto di un cyber-attacco che aveva fatto riflettere molto sulla necessità di potenziare le difese delle utility contro virus e intrusioni, nell’ambito di una rete elettrica sempre più interconnessa, digitalizzata e perciò anche più esposta alle minacce informatiche esterne.
- Power and Renewable Energy Market Report (pdf in inglese)
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