Biomasse: in Basilicata impianto pilota per elettricita' e calore (2)
(AGI) – Roma, 13 mar. – “Questo progetto vuol essere un esempio di best practice per l’avvio di una filiera lucana sulla bioenergia”, spiega Giacobbe Braccio, Direttore dell’Unita’ Tecnologie Trisaia, “la politica di incentivazione introdotta dal DM 6 luglio 2012 rende la produzione di energia elettrica e calore da gassificazione conveniente e integrabile nel sistema di produzione nazionale, soprattutto per piccoli impianti. Lo stesso tipo di interesse c’e’ per la produzione di biometano, una finalita’ di grande prospettiva, ma piu’ complessa soprattutto se le materie prime sono biomasse legnose”.
Negli ultimi anni, gli impianti che producono elettricita’ e calore dalla combustione o gassificazione di biomasse legnose si stanno diffondendo in diverse regioni; si tratta quasi sempre di impianti di taglia medio-piccoli che utilizzano come materia prima biomasse di diversa natura -potature di vigneti e uliveti, materiale proveniente dalla manutenzione di boschi e/o pulizia di alvei fluviali etc provenienti dal territorio circostante. Tuttavia, come sottolinea Vito Pignatelli, Responsabile del Coordinamento Tecnologie Biomasse e Bioenergie dell’Unita’ Tecnica Fonti rinnovabili dell’Enea e Presidente Itabia, “per guidare il processo di crescita in atto ed evitare distorsioni che potrebbero influire negativamente su un comparto vitale e dalle grandi potenzialita’ per la salvaguardia del territorio e la decarbonizzazione dell’economia, serve una strategia chiara e condivisa, coerente con gli indirizzi del Piano di settore per le Bioenergia”.
Il Piano elaborato da uno specifico gruppo di lavoro istituito dal Mipaaf e approvato lo scorso mese di agosto dalla Conferenza Stato-Regioni definisce una strategia complessiva e individua priorita’ di intervento e strumenti operativi per la promozione e la diffusione delle bioenergie. “Si tratta di un primo, importante passo per uno sviluppo equilibrato del settore, perche’ finalmente si e’ iniziato a parlarne come di opportunita’ per l’agricoltura e per il Paese e non solo come un’occupazione nefasta di suolo agricolo obbligatoriamente destinato alla produzione di alimenti”, conclude Pignatelli. (AGI) Rme/Ila
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