Cancellato il gasdotto tra Spagna e Francia? Ma l’Ue non molla
Chi ha detto che le infrastrutture energetiche dichiarate “strategiche” dall’Unione Europea, non possano essere cancellate?
Succede, e può succedere anche in quelli più bendisposti con l’Unione Europea, come la Spagna e la Francia.
Parliamo del MidCat, un “parente stretto” del Tap, il gasdotto transadriatico fra Albania e Italia, che deve portare nel cuore della Ue il gas dell’Azerbaijan, e che, nonostante le promesse preelettorali del Movimento 5 Stelle di cancellarlo, è stato confermato qualche mese fa.
Il MidCat, o meglio la sua parte centrale, conosciuta come Stem, è invece un gasdotto che doveva connettere, lungo la costa mediterranea, Spagna e Francia, estendendosi da Martorell a Barbaira per circa 220 km, e connettendo così pipeline già esistenti nei due paesi, con un costo di 500 milioni di euro per Stem (e 3 miliardi per l’intera opera), in parte coperti dall’Europa visto che per la Ue è uno dei “progetti energetici di comune interesse”, un’opera strategica, insomma
Il suo scopo era, secondo Antoni Peris, della Sedigas, associazione spagnola delle aziende che importano gas naturale, quello di migliorare l’autonomia energetica dell’Europa, diminuendo la dipendenza da Mosca.
«Oggi il 40% del gas che usiamo nella Ue viene dalla Russia, ed è quindi soggetto ai problemi politici che sorgono con quel paese, come la crisi ucraina. La Spagna, grazie alla rete di rigassificatori più capace d’Europa, è indipendente da Mosca, ricevendo il suo gas via nave per metà dall’Algeria e per il resto da Libia, Qatar e altri paesi del mondo», ha spiegato Peris.
«Con il MidCat la nostra capacità di inviare in Francia parte del gas algerino, aumenterebbe dai 5 attuali ai 14 miliardi di metri cubi l’anno, sostituendo circa il 10% delle esportazioni russe in Europa».
Insomma la Spagna si propone come un “hub del gas naturale liquefatto”, per ridurre la dipendenza russa dell’Europa differenziando le forniture: un ruolo simile a quello che dovrebbe svolgere l’Italia, tramite gli oleodotti che la congiungono, e la congiungeranno, con il Nord Africa e il Medio Oriente.
Un piano che però molti considerano inutile, visto che i combustibili fossili, compreso il cosiddetto “verde metano”, li dobbiamo abbandonare entro il 2050, e non favorire ulteriormente.
A differenza del Tap, praticamente completato, a parte il tratto sottomarino, il MidCat però, esiste per ora solo sulla carta, dopo un decennio di discussioni e progettazione la sua costruzione doveva infatti iniziare, dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni sui due lati del confine, nel 2021, e concludersi in un anno o due.
E invece qualcosa è andato storto.
A luglio i proponenti dell’opera, la francese Teréga e la spagnola EnagasTransporte, hanno presentato la richiesta di autorizzazione alla francese Commissione di regolamentazione dell’energia, o CRE, e alla corrispondente commissione spagnola, CNMC, e queste hanno risposto il 22 e 23 gennaio… affondando il progetto.
Il MidCat, infatti, è stato definito da CRE e CNMC “troppo caro e immaturo, in quanto incapace di fornire gas a prezzi competitivi all’Europa. Di fatto inutile, visto che non ha suscitato alcun interesse nel mercato e visto anche che la capacità attuale di trasporto del gas fra Spagna e Francia non è neanche utilizzata appieno”.
In poche parole un progetto fallimentare, destinato ad essere sottoutilizzato e finendo così per non riprendere mai l’investimento fatto, sprecando risorse pubbliche.
E, in effetti, non si capisce bene neanche perché le navi che trasportano il gas in Spagna, se servisse più gas all’Ue, non possano allungare di qualche miglia la loro rotta e portarlo direttamente nei rigassificatori in Francia o in Italia, che non marciano certo a pieno regime (in potenza i tre italiani possono accogliere 15 miliardi di mc/anno, e in pratica arrivano a stento ad 8), senza legarsi a una costosa infrastruttura fissa.
La bocciatura del progetto è caduta come un fulmine a ciel sereno su chi l’aveva proposto, ma non è che il MidCat fosse molto popolare nelle nazioni coinvolte.
Organizzazioni ecologiste come Amici della Terra o WWF, riunite nella piattaforma Gas No Es Solución, avevano fatto una lunga battaglia contro la nuova condotta, destinata, secondo loro, a essere un altro dinosauro dell’era dei combustibili fossili, costruito solo per succhiare finanziamenti pubblici e ritardare ancora un po’ l’uscita dalla dipendenza dal gas naturale.
«È un drammatico cartellino rosso per MidCat, e una grande vittoria per chi ha combattuto per bloccare questo ulteriore progetto “spacca clima”», dice Antoine Simon, dei Friends of the Earth Europe.
«Questa sconfitta dell’industria del gas, mette anche in discussione il centinaio di progetti simili che la Ue ha definito prioritari e finanziabili con fondi europei, senza considerare che il gas è un pericoloso killer climatico. Speriamo che l’industria del gas comprenda che la festa è finita, e che non accetteremo più di sprecare miliardi pubblici in progetti per sostenere i combustibili fossili».
In realtà, però, pare che la festa non sia ancora finita, secondo Anna-Kaisa Itkonen, portavoce della Ue per la Commissione Energía e Clima.
«La Ue continuerà ad appoggiare la migliore integrazione della penisola iberica con il resto del continente, attraverso nuove infrastrutture energetiche», e, secondo fonti raccolte dallo spagnolo El periodico energia, fra i funzionari Ue l’idea è quella di invitare Teréga ed Enagas a fare modifiche al progetto che vadano incontro alle critiche avanzate dalle due commissioni, e poi ripresentare ancora la domanda, contando sempre sulla favorevole opinione della Commissione europea.
Forse a Gas No Es Solución hanno stappato lo champagne troppo presto… i dinosauri hanno la pelle dura, difficile ammazzarli.
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