Clima, perché il Piano dell’Italia è inadeguato
Perché i giovani di 95 Paesi sono scesi in piazza venerdì 15 marzo? Perché ritengono che i loro Governi non stiano pianificando azioni drastiche per contrastare il cambiamento climatico. Gli obiettivi approvati dagli Stati o dall’Unione Europea non sono sufficienti per limitare l’aumento della temperatura e soprattutto mancano azioni e risorse per sostenere questi obiettivi, ancorché limitati.
Per questo abbiamo ritenuto opportuno scegliere il 15 marzo per rendere pubblico il nostro parere sul Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima proposto dal Governo Conte (docuemnto integrale allegato in basso).
Nella conferenza di Parigi (2015) si è riconosciuto che il cambiamento climatico è il più preoccupante problema per l’umanità e si è individuato un percorso per fermarlo: la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili entro il 2050.
Nella conferenza del dicembre scorso a Katowice il segretario dell’ONU Guterres ha dichiarato però che “il mondo è fuori rotta” e gli scienziati dell’IPCC hanno lanciato “un’ultima chiamata” per salvare il pianeta. Chi si aspettava dal Governo un piano capace di riportare l’Italia nella “rotta giusta” e di rispondere “all’ultima chiamata” degli scienziati, rimarrà deluso.
Il primo obiettivo che ogni Paese dovrebbe proporsi oggi è una rapida transizione energetica. Il Piano proposto dal Governo non prevede e non propone una drastica riduzione dell’uso dei combustibili fossili, né una forte espansione delle rinnovabili. Inoltre, non accenna alla necessità di facilitare, con opportune infrastrutture, la mobilità pedonale e ciclistica.
Nel Piano del Governo c’è un ossequioso rispetto per gli obiettivi che l’Unione Europea si è data per il 2030, ma non ci sono idee originali e tanto meno proposte concrete per andare oltre quegli obiettivi, come converrebbe ad un Paese come l’Italia che ha abbondanti energie rinnovabili, una affermata industria manifatturiera, scarsissimi combustibili fossili, forte dipendenza energetica dall’estero e che è molto colpita nella sua vocazione turistica e culturale dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento.
Bisognerebbe finalmente capire che ormai abbiamo “bruciato” più di quello che si poteva “bruciare”, che l’agricoltura deve essere utilizzata solo per l’alimentazione e che il futuro è nell’energia elettrica rinnovabile.
Il Piano del Governo sembra ancorato a un modello di sviluppo obsoleto. Manca completamente una strategia per realizzare il passaggio dal consumismo e dall’usa e getta dell’economia lineare ad un modello di economia circolare caratterizzato da sobrietà e da riuso e riciclo delle risorse. Una visione nuova, che assecondi e anticipi l’inevitabile transizione energetica, offre una grande opportunità di crescita economica e riduzione dei costi, anche sanitari, causati dagli impatti ambientali e climatici.
L’Italia, che per decenni ha caricato pesanti debiti sulle spalle delle future generazioni, può e deve trovare nella transizione energetica l’occasione per un netto cambiamento di rotta che le permetterebbe anche di assumere un ruolo di guida all’interno della Unione Europea
Concretamente, il Piano del Governo Italiano deve essere aggiornato con obiettivi più ambiziosi, come chiedono i giovani che hanno sfilato nelle strade.
Per le emissioni climalteranti, indichiamo una riduzione di 100 milioni di tonnellate (CO2 eq) entro il 2023 e di altre 100 all’orizzonte del 2030. Questo obiettivo va raggiunto con lo sviluppo progressivo delle energia rinnovabili come fonte primaria per elettricità, trasporti, usi civili e industria: le rinnovabili devono costituire il 30% del mix energetico italiano già nel 2023 e il 40% nel 2030 (il target posto dal governo, secondo molti già difficile da raggiungere è del 30%, ndr) .
L’autore, Vincenzo Balzani, è coordinatore del gruppo di scienziati impegnati per il clima “Energia per l’Italia”.
Si veda anche la raccolta di QualEnergia.it, Tutto sul Piano nazionale integrato Energia e Clima
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