Cosa farà la Francia per l’energia e il clima nei prossimi dieci anni
Il ministero francese della transizione ecologica ha pubblicato la versione integrale della programmazione pluriennale dell’energia (PPE, Programmation pluriannuelle de l’énergie), presentata lo scorso novembre dal presidente della Repubblica, Emmanuel Macron.
Il documento sarà discusso dal governo con una serie di soggetti istituzionali interessati e inoltre, sarà aperta una consultazione pubblica.
La PPE rappresenta un passo decisivo per la Francia, perché stabilisce gli obiettivi sull’energia e il clima per i prossimi dieci anni e indirizzare così il paese verso la “neutralità carbonica” (neutralité carbone, nel testo) nel 2050.
Di conseguenza, la riduzione delle emissioni inquinanti è la parte centrale del provvedimento, tutto orientato a de-carbonizzare il mix energetico nei vari settori, dalla produzione di elettricità ai trasporti, passando per le attività industriali/agricole e il riscaldamento degli edifici.
Ricordiamo in sintesi alcuni dei principali traguardi fissati dalla PPE al 2028:
- Raddoppiare la potenza installata nelle fonti rinnovabili rispetto al 2017, con 102-113 GW di capacità complessiva. L’obiettivo intermedio è pari a 74 GW nel 2023 (+50% sul 2017).
- Chiudere 4-6 reattori nucleari. Il “peso” del nucleare dovrà scendere al 50% del mix elettrico nel 2035 (dieci anni più tardi rispetto a quanto proposto inizialmente) con lo stop definitivo di 14 reattori in totale.
- Aumentare del 40-60% il consumo di energia termica da fonti rinnovabili in confronto ai livelli del 2016: 218-247 TWh vs 155 TWh.
- Ridurre del 30% le emissioni di gas-serra dovuti alla combustione di fonti fossili rispetto ai valori registrati nel 2016: 227 milioni di tonnellate di CO2 vs 322 Mt.
- Incrementare notevolmente, fino a 55 volte rispetto al 2017, la produzione di biogas.
La tabella seguente (tratta da pag. 21 della sintesi della PPE) riassume l’evoluzione prevista delle diverse tecnologie pulite in campo elettrico.
La programmazione pluriennale fissa anche un calendario di massima di aste per le varie fonti rinnovabili. Quest’anno, ad esempio, sono previste tre “chiamate” per l’eolico a terra per un totale di 1,6 GW e due aste per il fotovoltaico a terra (1,8 GW complessivi), oltre ai 900 MW messi a disposizione per il fotovoltaico sugli edifici (tre procedure da 300 MW ciascuna).
E nel 2019 dovrebbe arrivare anche un’asta da 500 MW per l’eolico offshore.
Per quanto riguarda i trasporti, in particolare, il provvedimento punta a “lottare contro i freni allo sviluppo dei veicoli elettrici” (traduzione nostra dal francese) e mantiene l’obiettivo a lungo termine per vietare la vendita di auto con motori a combustione interna (si parla del 2040).
Guardando poi alle infrastrutture dedicate ai carburanti alternativi, la PPE prevede di arrivare a centomila colonnine pubbliche di ricarica per le auto elettriche.
Nel piano francese c’è spazio anche per la filiera dell’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili: fino a 100 MW di capacità in impianti dimostrativi e fino a mille stazioni di rifornimento sul territorio nazionale entro il 2028.
Pompaggio idroelettrico, reti intelligenti per il controllo della domanda elettrica, batterie di accumulo energetico, sono altri temi affrontati più in dettaglio dalla PPE per accompagnare la transizione verso un sistema energetico a basse emissioni di anidride carbonica.
Restano alcuni punti da definire, tra cui soprattutto la fiscalità energetica.
Proprio l’aumento previsto dei prezzi dei carburanti ha innescato le proteste dei gilet gialli in questi mesi, tanto da indurre il governo a congelare momentaneamente la progressione della tassazione sul carbonio (composante carbone), che secondo il piano originario dovrebbe salire fino a 86 euro per tonnellata di CO2 nel 2022.
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