Dalla neve, dal freddo dello spazio, dall’osmosi: le vie più “strane” per l’energia rinnovabile
Dalla neve che cade, dalla “freddezza” dell’universo, dagli estuari dei fiumi… non c’è limite alla fantasia per le ricerche sperimentali che puntano a generare elettricità in modi che definire poco convenzionali è quasi un eufemismo.
Vediamo tre recenti studi accademici in questo filone delle sperimentazioni di nicchia.
Il primo studio che riportiamo, pubblicato su Nano Energy (qui un estratto), arriva dall’Università della California, Los Angeles (UCLA), dove un gruppo di ricercatori afferma di aver sviluppato un nano generatore triboelettrico (TENG: triboelectric nanogenerator) in grado di sfruttare la neve per produrre energia tramite uno scambio di elettroni.
In pratica, spiega una nota divulgativa, si parla di una membrana sottile e flessibile di silicone; quando la neve, che ha una carica positiva e rilascia elettroni, va a contatto con questa membrana, che ha una carica negativa e cattura gli elettroni, si va a generare una tensione elettrica che può essere assorbita da un elettrodo collegato al dispositivo di silicone.
Tra le possibili applicazioni, gli scienziati americani citano la realizzazione di micro-apparecchi portatili per monitorare le prestazioni sportive degli atleti invernali (sciatori ad esempio), l’installazione di piccole stazioni meteorologiche in luoghi remoti e l’abbinamento con pannelli fotovoltaici che così continuerebbero a fornire un pochino di energia perfino sotto una copiosa nevicata.
Nella seconda ricerca che citiamo, pubblicata dall’American Institute of Physics (qui un estratto), si approfondisce l’utilizzo di un foto-diodo a infrarossi puntato verso il cielo, capace di sfruttare la differenza di temperatura tra la Terra e lo spazio per produrre elettricità attraverso un effetto di “negative illumination” (illuminazione negativa), come evidenzia una nota di sintesi dell’istituto americano.
Al momento, però, l’esperimento ha consentito di appurare la produzione teorica di appena 64 nano-watt per metro quadrato, che secondo gli scienziati potrebbe salire a 4 watt/metro quadrato, sufficienti a fornire energia di notte a determinati apparecchi elettrici. Per dare un confronto: oggi i pannelli fotovoltaici stanno tra 100-200 watt per mq.
Infine, c la terza ricerca del Politecnico di Losanna (EPFL: École polytechnique fédérale de Lausanne) riguarda una strada sempre di nicchia ma sulla quale si sperimenta già dagli anni, quella dell’energia dall’osmosi tra acqua dolce/acqua salata negli estuari dei fiumi.
In laboratorio, gli scienziati hanno ricreato condizioni analoghe con due compartimenti riempiti di liquidi con diverse concentrazioni saline, separati da una membrana semi-permeabile che consente il passaggio degli ioni di sale con carica positiva e il conseguente trasferimento di elettroni.
E illuminando il sistema osmotico con una luce laser, hanno scoperto che la produzione di energia raddoppia, aprendo così la strada a nuove sperimentazioni nel settore.
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