Efficienza energetica, quei trucchi contabili che mettono a rischio la decarbonizzazione
Cosa succederebbe se i paesi europei considerassero tutte le accise sui carburanti e tutte le tasse sull’energia alla stregua di risparmi energetici, indipendentemente dal loro reale impatto sui consumi o sulle emissioni clima-alteranti? Il timore fondato è che alcuni paesi conteggeranno retroattivamente le accise come misure di dissuasione ai consumi e quindi alle emissioni.
Sulla carta, un tale tipo di contabilizzazione potrebbe cancellare – con un tratto di penna – la necessità di qualsiasi nuova politica di efficienza energetica. Ma sul campo, il consumo di energia e le esalazioni nocive continuerebbero ad aumentare.
È questo il ragionamento fatto da Regulatory Assistance Project e Stefan Scheuer Consulting, che hanno così deciso di esaminare se e come le politiche fiscali dei paesi europei siano usate o meno dai diversi stati per rispettare la forma ma non la sostanza dei propri obiettivi di risparmio energetico.
Il ricorso a “trucchi” contabili, infatti, svuoterebbe di significato la Direttiva sull’Efficienza Energetica della Commissione Europea.
Uno dei possibili espedienti è piuttosto semplice: confrontare le emissioni che si sono avute con le accise esistenti e quelle, presumibilmente maggiori, che si sarebbero registrate se le accise fossero rimaste al livello minimo previsto dell’UE. Sulla base di tale confronto, uno può argomentare che la differenza fra i due valori rappresenti un risparmio energetico “aggiuntivo“, ha spiegato Brook Riley, responsabile affari dell’UE presso Rockwool, un’azienda specializzata nel settore isolamento.
“In pratica, ovviamente, non sono quasi mai (risparmi) aggiuntivi”, ha affermato Riley all’agenzia EURACTIV, definendo il trucco contabile “molto disonesto“.
Secondo lo studio, le tasse sull’energia stanno svolgendo un ruolo importante in molti Stati membri per l’adempimento degli obblighi di risparmio energetico previsti per il periodo 2014-2020.
Secondo EURACTIV, un numero crescente di Stati membri dell’UE sta infatti pianificando di ricorrere a trucchi contabili, compresi dei ritocchi alle accise sui carburanti introdotte in passato, per rivendicare risparmi energetici “aggiuntivi” e rispettare più facilmente i propri obblighi climatici.
“All’inizio, erano otto i paesi che avevano notificato delle misure fiscali. Adesso siamo arrivati a undici “, ha dichiarato a EURACTIV Stefan Scheuer, capo della Coalition for Energy Savings, una piattaforma che riunisce aziende, autorità locali e gruppi della società civile. “Esiste sicuramente un rischio”.
Le scorciatoie in esame includono la richiesta di contabilizzare come risparmi gli aumenti dell’IVA introdotti in passato sui carburanti – aumenti quasi mai o non necessariamente imposti con l’obiettivo di raggiungere dei risparmi energetici, ha detto Scheuer, la cui piattaforma Coalition for Energy Savings rappresenta 2.500 comuni e paesi in tutta Europa, nonché centinaia di aziende, cooperative, gruppi ambientalisti e associazioni di categoria coinvolti nel risparmio energetico.
Uno dei trasgressori è la Repubblica Ceca, che sta pianificando di trattare retroattivamente come risparmi energetici delle vecchie accise sul carburante, entrate in vigore nel 2014, per farle valere come parte dei suoi obblighi nazionali di risparmio energetico. Anche Lettonia, Lituania e Grecia stanno pianificando di ricorrere a modifiche fiscali retroattive per far figurare dei risparmi energetici “aggiuntivi”.
I ricercatori hanno considerato tali possibili provvedimenti fiscali sullo sfondo delle misure che gli Stati membri devono prendere nell’ambito della Direttiva UE sull’Efficienza Energetica, aggiornata lo scorso anno con l’obiettivo di raggiungere un risparmio energetico di almeno il 32,5% entro il 2030.
Il fulcro della direttiva – l’articolo 7 – obbliga tutti gli Stati membri ad ottenere un risparmio energetico dell’1,5% ogni anno. Tuttavia, questo obiettivo si sta rivelando difficile da raggiungere.
I paesi dell’UE hanno tempo fino a fine dicembre per far approvare dalla Commissione Europea i propri Piani Nazionali Energia e Clima (PNIEC), e quini è ancora possibile fare delle modifiche alle varie proposte.
Secondo alcuni osservatori, la Direttiva contiene delle garanzie che la Commissione potrebbe utilizzare per respingere i provvedimenti fiscali più evidentemente discutibili. La direttiva, ad esempio, stabilisce che il risparmio energetico possa essere indicato come aggiuntivo solo rispetto a quello che si sarebbe verificato in ogni caso.
Se l’UE non riuscirà ad arginare il fenomeno e agli Stati fosse permesso di aggirare invece l’articolo 7 con degli espedienti, rischiamo di perdere “lo strumento principale per andare avanti nella politica climatica”, ha avvertito Scheuer.
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