Emissioni e impatti ambientali: quanto è sostenibile scaldarsi a legna o a pellet?

Laboratorio Metrologico Ternano

Emissioni e impatti ambientali: quanto è sostenibile scaldarsi a legna o a pellet?

18 Novembre 2019 Articoli biomasse legnose certificazione enea legna pellet qualità dell'aria riscaldamento a biomasse riscaldamento domestico stufe stufe e caldaie a pellet e legna 0

Scaldare casa con legna o pellet è una soluzione a basso impatto ambientale? Le emissioni delle moderne caldaie e stufe a biomasse sono equiparabili alle emissioni delle più avanzate caldaie a gas? Questi e altri dubbi si ripresentano ogni anno, quando parte la stagione termica invernale e si accendono i generatori di calore nelle abitazioni.

Così dopo aver visto i consigli per scegliere bene il pellet e la legna, abbiamo coinvolto due esperti dell’Enea per approfondire alcuni aspetti controversi sul loro utilizzo per il riscaldamento domestico: Giacobbe Braccio, responsabile della divisione Bioenergia, Bioraffineria e Chimica Verde, e Francesco Cappello, responsabile dei laboratori di Consulenza Energetica del Sud Italia.

L’uso di legna o pellet finisce spesso sotto accusa in termini ambientali: è vero che inquina di più rispetto al riscaldamento a metano con caldaie a condensazione?

Molto dipende dalla qualità dei combustibili utilizzati e dalle tecnologie. Per gli apparecchi di riscaldamento domestico a biomassa, da qualche anno, esistono tecnologie costruttive, valori di efficienza e criteri di certificazione che sono già in grado di ridurre notevolmente le emissioni, portandole a ordini di grandezza quasi comparabili con quelli delle caldaie a gas. Per questo motivo, il problema vero degli impatti sulla qualità dell’aria può ritenersi sostanzialmente limitato agli apparecchi aperti, di vecchia concezione e a carica manuale. Va poi tenuto in considerazione il fatto che, grazie al ciclo naturale, l’uso della biomassa comporta un’immissione netta di anidride carbonica certamente inferiore rispetto a quella del metano.

Guardando allora alla filiera della legna e del pellet in Italia e quindi tenendo conto delle importazioni, oltre che della gestione forestale, si può comunque dire che usare le biomasse per scaldarsi sia “carbon neutral”?  

L’Italia è, fra i paesi europei, uno dei maggiori importatori di pellet, ma è chiaro che gli effetti positivi dell’utilizzo di una tale fonte di energia rinnovabile si riscontrano maggiormente nel caso di filiere corte, con la riduzione degli oneri ambientali dovuti al trasporto del combustibile. In generale, l’uso della biomassa comporta un’emissione di CO2 in media 5-6 volte più bassa in confronto al gas o al gasolio. L’impiego delle biomasse presenta anche altri aspetti che andrebbero sempre tenuti in considerazione, come la possibilità di valorizzare le risorse energetiche locali. Il tutto deve rientrare, perciò, in un’analisi ambientale che guardi, in modo integrato, a tutte le fasi, in termini di consumi energetici e non solo.

A quali caratteristiche dei diversi apparecchi bisogna prestare maggiore attenzione, per capire quanto inquinano?

La classificazione a stelle dei dispositivi a legna-pellet va assolutamente tenuta in considerazione nella scelta. Esistono sul mercato apparecchi di riscaldamento domestico, stufe, camini e caldaie, garantiti per emissioni di polveri ridotte dell’80%, rispetto ai valori massimi consentiti dalla legge. La distinzione principale va fatta tra apparecchi aperti o chiusi, a carica manuale o automatica. Quelli chiusi e a carica automatica sono i più performanti e di conseguenza i meno inquinanti. Molto dipende anche dalla qualità del combustibile, dal grado di umidità e dal contenuto di ceneri.

Ci sono differenze particolari tra gli apparecchi a pellet e quelli a legna?

In generale, gli apparecchi a pellet vantano alcuni punti percentuali in più di efficienza energetica, rispetto a quelli a legna, cosa che si ripercuote anche in una riduzione delle emissioni. Per stufe e caminetti, la camera di combustione dovrebbe sempre essere in materiale refrattario all’interno e dimensionata in relazione alla carica di combustibile, ossia alla potenza dell’apparecchio, e non, come qualche volte accade, in base a fattori estetici. Sono, inoltre, da preferire gli apparecchi che presentano dispositivi per la regolazione dell’aria di combustione, con uno o più ingressi, meglio se automatici. Oggi molte caldaie a biomassa, e anche alcune stufe o caminetti, presentano sistemi di monitoraggio della composizione dei fumi, in particolare del contenuto di ossigeno (tramite sonda lambda), per controllare che la combustione proceda regolarmente. E molte caldaie, anche ad uso residenziale, iniziano a integrare al corpo macchina piccoli sistemi di abbattimento dei fumi.

Quali accorgimenti bisogna seguire per utilizzare le biomasse nel modo più rispettoso dell’ambiente, riducendo il più possibile le emissioni in atmosfera?

Per i combustibili esistono delle certificazioni di prodotto. La certificazione ENPlus, ad esempio, obbligatoria in alcune regioni italiane, fra i requisiti qualitativi e quantitativi presi in considerazione, verifica il massimo residuo di ceneri prodotto dal pellet, la provenienza delle materie prime, la catena di produzione, il potere calorifico del combustibile. È preferibile scegliere combustibili certificati in Classe A1 che garantisce l’uso di materiale legnoso di primo taglio, vergine, non trattato cioè con prodotti chimici e con un residuo di ceneri inferiore all’ 1%, possibilmente allo 0,7%. Poi è indispensabile impiegare il combustibile  in modo corretto.

Ad esempio?

Il combustibile deve essere delle dimensioni indicate per il dispositivo specifico e, per quanto riguarda gli apparecchi a carica manuale, andrà disposto nella camera di combustione nel modo indicato nel manuale di istruzioni. Poi si dovrà cercare di mantenere una frequenza costante di alimentazione del combustibile, durante l’esercizio, evitando che la carica si esaurisca completamente prima del rifornimento. Inoltre, bisogna assicurare sempre un sufficiente tiraggio per gli apparecchi a tiraggio naturale, controllando anche, in tutti i casi, che siano perfettamente libere le aperture di aerazione e ventilazione che devono essere presenti nell’ambiente dov’è installato l’apparecchio. Un altro aspetto importante è provvedere alla pulizia della camera di combustione e del corpo caldaia (in maniera automatica o manuale) con ragionevole frequenza, o seguendo le tempistiche indicate dalle case costruttrici.

Quindi, in definitiva, è vero che con i più moderni apparecchi a legna o pellet si possono raggiungere livelli di emissioni sostanzialmente pari a quelli delle caldaie a gas? Quali tecnologie impiegano?

Anche se è probabile che i livelli di particolato per gli impianti a biomassa a uso domestico rimangano, anche nel prossimo futuro, più alti di quelli registrati per gli impianti a metano, grazie alle moderne tecnologie, è ipotizzabile che si riducano a valori sostanzialmente comparabili. Gli apparecchi a biomassa che più si avvicinano alle performance delle caldaie a gas, sono le caldaie a pellet e/o legna ad alimentazione automatica e a tiraggio forzato.

Come funzionano queste caldaie?

Utilizzano sistemi di regolazione automatica dell’aria comburente e del combustibile, in funzione della concentrazione di ossigeno che si registra nei fumi; sono anche dotate di griglie mobili e auto-pulenti, in maniera da mantenere sempre libera dalle ceneri la zona di combustione, permettendo la corretta distribuzione dell’aria. Negli apparecchi sono previste ulteriori zone di alimentazione dell’aria per l’ossidazione completa dei prodotti gassosi derivanti dalla prima azione di trasformazione del solido e vengono gestite automaticamente le fasi di accensione e spegnimento dell’apparecchio stesso. Alcuni apparecchi più moderni presentano dei dispositivi integrati di abbattimento fumi, a valle della camera di combustione, come filtri a manica e/o precipitatori elettrostatici.

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