Idroelettrico e fotovoltaico, perché il “matrimonio” può funzionare
Parchi solari galleggianti e bacini idroelettrici: l’alleanza tra queste due fonti rinnovabili ha un potenziale enorme in varie parti del mondo e darebbe un notevole contributo alla sicurezza e stabilità delle forniture energetiche.
A mostrarlo un recente studio di Javier Farfan e Christian Breyer della Lappeenranta University of Technology (documento completo allegato in basso).
Tanto da far parlare di una “batteria virtuale” (virtual battery) capace di generare migliaia di TWh di elettricità sia di giorno sia di notte, grazie alla combinazione di fotovoltaico installato sui laghi (FPV, floating PV) e centrali idroelettriche.
Entriamo nel campo degli scenari ipotetici (what if…): che cosa succederebbe se realizzassimo un certo numero di impianti con determinate caratteristiche? Quali impatti avrebbero sulla rete elettrica?
Per approfondire il tema rimandiamo anche all’articolo: Fotovoltaico galleggiante, esperienze e vantaggi di una soluzione trascurata in Italia
Poi è bene precisare che lo studio, contrariamente a quanto si potrebbe pensare in prima battuta, poiché si parla di batteria virtuale, non è centrato sull’accumulo energetico con i sistemi di pompaggio idroelettrico.
Si tratta, invece, di sfruttare nel modo migliore le peculiarità di due tecnologie per estendere la produzione di energia pulita.
In sintesi, secondo gli autori, ricoprendo il 25% della superficie dei bacini idrici a livello mondiale (la superficie totale disponibile è intorno a 265.000 km quadrati, considerando solo i bacini serviti da impianti hydro) con parchi fotovoltaici galleggianti, si potrebbero installare circa 4.400 GW di pannelli e produrre approssimativamente 6.270 TWh di elettricità, ben più di quella generata ogni anno dall’idroelettrico da solo (circa 2.510 TWh).
La “ricetta” proposta dagli esperti dell’università finlandese, quindi, prevede di utilizzare/immettere in rete l’energia prodotta dal fotovoltaico nelle ore di massimo irraggiamento solare, ricorrendo all’idroelettrico nelle ore in cui la generazione FV è bassa o nulla.
In pratica, spiega lo studio, ogni bacino idrico diventerebbe una batteria, dove la “carica” è data dall’acqua mantenuta e accumulata nel lago artificiale, da impiegare in seguito per soddisfare la domanda elettrica quando il fotovoltaico si spegne o produce troppo poco rispetto alla richiesta della rete.
Tra gli altri vantaggi del solare galleggiante, citati dagli autori, troviamo l’occupazione-zero di suolo e la maggiore efficienza delle installazioni, anche perché l’acqua aiuta i pannelli a mantenersi più freschi.
I pannelli, inoltre, grazie al loro ombreggiamento sulla superficie del bacino, riducono in modo rilevante l’evaporazione dell’acqua.
Senza dimenticare che il parco FV galleggiante potrebbe utilizzare le infrastrutture esistenti per il collegamento alla rete elettrica.
Tra gli svantaggi, in particolare, lo studio ricorda le limitazioni geografiche: difatti, il massimo potenziale di questa soluzione riguarda, per l’Europa, i paesi dell’est e quelli nordici, poi alcune zone dell’America settentrionale e dell’America del Sud, oltre alla parte centrale dell’Africa.
La mappa seguente, tratta dalla ricerca della Lappeenranta University, riassume il potenziale teorico del fotovoltaico galleggiante, ipotizzando di coprire il 25% dei bacini idrici mondiali con i pannelli solari, per quanto riguarda l’energia elettrica generata ogni anno (in alto) e la capacità totale installata (in basso).
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