Il clima può far saltare mille miliardi di dollari alle aziende in tutto il mondo

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Il clima può far saltare mille miliardi di dollari alle aziende in tutto il mondo

5 Giugno 2019 Articoli cambiamenti climatici investimenti in rinnovabili multinazionali rischi finanziari stranded asset tecnologie low carbon transizione energetica 0

Le aziende possono perdere miliardi di dollari, ma anche guadagnare miliardi di dollari: dipende dalla loro capacità di gestire i rischi finanziari legati ai cambiamenti climatici e le opportunità d’investimento nelle energie rinnovabili.

Così le imprese dovranno pianificare molto attentamente le loro prossime mosse, secondo le ultime rilevazioni di Carbon Disclosure Project (CDP) su un campione di quasi 7.000 compagnie in tutto il mondo.

Compagnie che nel 2018 hanno risposto al sondaggio dell’organizzazione no-profit che promuove la divulgazione corretta e trasparente dei dati economici, in modo che le aziende possano valutare gli impatti ambientali delle loro attività e ridurre di conseguenza le emissioni inquinanti.

Ricordiamo che da un precedente rapporto di CDP sull’Europa, era emerso che la maggior parte delle imprese italiane è consapevole dei rischi climatici, eppure solo in pochi casi quelle stesse imprese hanno già definito obiettivi per investire in tecnologie più pulite.

E nello studio globale appena pubblicato da CDP (qui una sintesi online dei dati), un gruppo di 215 multinazionali ritiene di avere in portafoglio circa mille miliardi di dollari che saranno messi in pericolo dai mutamenti del clima previsti nei prossimi anni.

Si parla di eventi meteorologici estremi, aumento delle temperature medie, prezzi più elevati per le emissioni di anidride carbonica a causa delle probabili future politiche di carbon pricing, tanto che almeno 500 miliardi di extra-costi ambientali sono dati per probabili/virtualmente certi dalle aziende.

E poi ci sono perdite potenziali stimate in 250 miliardi di dollari a causa degli stranded asset: una definizione quest’ultima (letteralmente significa “beni incagliati”) che comprende tutte quelle infrastrutture fossili come centrali a carbone, gasdotti e pozzi petroliferi, che rischiano di essere buttate fuori mercato dalla concorrenza delle fonti rinnovabili.

Diventando quindi inutili, non più profittevoli.

Una dinamica che però sembra essere ignorata o sottostimata dalle compagnie del settore oil & gas, se è vero che sono pronte a investire cifre enormi per trovare nuovi giacimenti da sfruttare (vedi qui).

A fronte dei potenziali rischi, lo stesso gruppo di 215 multinazionali ritiene che le opportunità finanziarie collegate ai settori low-carbon ammontino a circa duemila miliardi di dollari, sette volte più del denaro che bisognerebbe spendere per realizzare i relativi progetti.

Si parla, in particolare, per quanto riguarda le opportunità, di extra-ricavi per la vendita di prodotti e servizi con un basso impatto sull’ambiente, come i veicoli elettrici, grazie anche alla maggiore disponibilità di capitali sui mercati finanziari orientati agli investimenti “verdi”.

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