Il mix elettrico dei clienti della maggior tutela è 10 volte più “sporco” della media nazionale
Come scrivevamo ieri, il 56% dei clienti domestici italiani (16,5 milioni) e il 43% dei clienti non domestici (3 milioni) ancora usufruisce delle tariffe elettriche della maggior tutela e il passaggio al mercato libero procede più lento del previsto.
A condizione di essere oculati nella scelta, si possono conseguire sul mercato libero spesso offerte vantaggiose, come emerge anche dal nostro sondaggio sulle offerte più convenienti di questo trimestre.
Ma c’è un’altra ragione, spesso ignorata dalla maggioranza dei cittadini, che dovrebbe spingere ad abbandonare il regime tutelato: le offerte sul mercato libero consentono di avere un impatto ambientale molto minore.
Mentre sul mercato libero sono numerose e convenienti le offerte al 100% da rinnovabili (si veda la nostra ultima inchiesta sulle migliori proposte “verdi”), al contrario il mix energetico che rifornisce gli utenti del regime tutelato è decisamente “sporco”, o per meglio dire “fossile”.
Basti pensare che, mentre a livello nazionale le rinnovabili pesano per circa il 40% dell’elettricità prodotta in Italia, guardando solo all’energia elettrica che rifornisce i clienti della maggior tutela esse si fermano appena al 4%.
La restante parte dei kWh arrivati agli utenti tutelati, nel 2018, viene per il 20% da carbone, il 64,3% da gas naturale e quasi il 6% da nucleare (ovviamente qui si tratta di elettricità importata).
Il dato è per lo più ignorato dai quasi 20 milioni dei clienti della maggior tutela sebbene sia inserito nelle bollette (vedi tabella sopra come esempio), esattamente come è stato pubblicato dall’Acquirente Unico il 10 luglio 2019.
La quota rinnovabili era perfino “più fossile” nel 2017 quando solo il 2,2% circa dei kWh offerti proveniva da fonti rinnovabili.
L’Acquirente Unico, lo ricordiamo, acquista energia elettrica e gas naturale alle condizioni più favorevoli sul mercato e la cede ai clienti del servizio di maggior tutela, per la fornitura ai consumatori domestici e le piccole imprese connesse in bassa tensione.
Come detto, a fronte di questa composizione della fornitura fortemente sbilanciata sull’energia fossile, sappiamo invece che il mix nazionale era, al contempo, ben diverso.
Infatti, nel 2018 l’energia da rinnovabili immessa nel sistema elettrico nazionale ammontava al 40,8% del totale, il carbone era al 12,5% e il gas al 39% (fonte GSE).
Quindi in bolletta con la maggior tutela nel 2018 si utilizzano oggi un decimo dei kWh da rinnovabili presenti nel mix nazionale, appunto il 4% contro il 40%.
Sebbene in media sul mercato libero si spenda in genere un po’ di più di quello tutelato, abbandonare quest’ultimo scegliendo/chiedendo offerte molto più green potrà anche dare più pressione alle società elettriche a impegnarsi nella generazione di energia da fonti rinnovabili.
Anche nell’eventualità di un passaggio automatico al regime (transitorio) di salvaguardia (per chi non opterà per il mercato libero dopo il 1° luglio 2020), si prevede che quasi certamente la quota di rinnovabili nel mix sarà ancora lontana dalla media nazionale.
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