La Bei stavolta convince (quasi) tutti: stop ai finanziamenti fossili dal 2021
La Banca europea per gli investimenti dalla fine del 2021 cesserà di finanziare tutti i progetti nelle fonti fossili, compreso il gas naturale: la decisione è arrivata nelle scorse ore, al termine di un negoziato interno che si è protratto per diversi mesi, da quando, lo scorso luglio, la Bei aveva fatto circolare la prima bozza della sua nuova politica per i finanziamenti nel settore energetico.
Così la Bei punta a diventare quella “banca del clima” promossa da Ursula von der Leyen nei suoi discorsi per conquistare la fiducia del Parlamento Ue, prima di essere nominata alla presidenza della Commissione europea.
Tuttavia, nel votare lo stop ai combustibili fossili, il consiglio d’amministrazione della Bei (che, ricordiamo, comprende i rappresentanti dei 28 Stati membri oltre a un rappresentante della Commissione Ue) ha dovuto concedere qualcosa ai paesi contrari.
Che fosse difficile prendere una posizione condivisa era emerso con evidenza a metà ottobre, quando il consiglio di amministrazione aveva “deciso di non decidere” posticipando di un mese il voto cruciale sulla futura politica d’investimento della banca.
Alla fine anche la Germania, inizialmente titubante, si è schierata a favore della strategia “fossil-free” che invece ha visto la continua opposizione dei paesi dell’est, tra cui soprattutto Romania, Ungheria e Polonia.
In sostanza, quindi, è passata una linea un po’ ammorbidita rispetto a quella prospettata nella bozza originaria. Innanzi tutto, il cambio di rotta è slittato di un anno, non più entro la fine del 2020 come era stato proposto nella fase iniziale dei negoziati.
Così ci sarà più tempo per portare avanti i progetti nel campo del gas, progetti che diversi Stati membri, tra cui la stessa Germania e anche l’Italia, ritengono indispensabili per sostituire gli impianti a carbone di cui è prevista la chiusura nei prossimi anni e per garantire la sicurezza del mix energetico durante la transizione verso le fonti rinnovabili.
E poi sono rimaste diverse “scappatoie” che potrebbero lasciare qualche porta aperta al gas dopo il 2021.
Nel comunicato della Bei, infatti, si parla di bloccare i finanziamenti ai progetti fossili privi di sistemi per abbattere le emissioni inquinanti, “unabated fossil fuel projects”; inoltre, la banca ha stabilito un nuovo standard per le emissioni dei progetti finanziabili (Emission Performance Standard), pari a 250 grammi di CO2 per kWh (prima: 550 gCO2/kWh).
Di conseguenza, potrà esserci spazio per progetti che comprendono l’utilizzo di sistemi CCS (Carbon Capture and Storage) con cui sequestrare la CO2 emessa dagli impianti, così come per progetti nel settore del “green gas”, il gas pulito da miscelare nelle reti esistenti o da impiegare nei trasporti, come il biogas/biometano e l’idrogeno.
Con il rischio, quindi, di mantenere in vita anche impianti e infrastrutture più obsoleti.
Anche i commenti delle associazioni ambientaliste rispecchiano queste scelte di compromesso.
Greenpeace, ad esempio, da una parte afferma che (traduzione nostra dall’inglese, con neretti) “l’Europa non può permettersi di sprecare nemmeno un giorno in più né un euro in più sui combustibili fossili”, dall’altra riconosce che la nuova politica della banca “manda un segnale al settore energetico e alla comunità finanziaria globale che l’epoca delle fonti fossili si sta avvicinando alla fine”.
Anche Bankwatch, da un lato, evidenzia che la Bei è la prima grande banca multilaterale a dire “no” a tutte le fonti energetiche convenzionali, dall’altro però sottolinea che la stessa Bei dovrà assicurarsi di attuare in modo stringente questa nuova politica degli investimenti, evitando che altro denaro possa essere indirizzato verso le infrastrutture di gas fossile, e incrementando il suo sostegno ai progetti nelle rinnovabili, nell’efficienza energetica e nei trasporti a basse emissioni inquinanti.
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