La crisi economica, energetica e climatica spiegata alle capre
Apocalottimismo, un nuovo neologismo che significa non perdersi d’animo, pur sapendo che il collasso della civiltà industriale sconvolgerà ogni aspetto delle nostre vite.
Questo concetto sta dietro un libro, uscito nel 2017, dal titolo bizzarro “Picco per capre” di Luca Pardi e Jacopo Simonetta; il primo presidente di ASPO Italia, l’associazione che studia il picco del petrolio, e chimico del CNR di Pisa; il secondo ecologo e divulgatore scientifico. La prefezione del volume è di Luca Mercalli.
Il sottotitolo del volume forse ci aiuta un po’ di più a comprendere quanto scritto sopra: “Capire, cercando di cavarsela, la triplice crisi: economica, energetica ed ecologica”.
Infatti, secondo gli autori, la crisi economica e politica, quella energetica, climatica e l’inquinamento sono tutte facce di un’unica realtà. E qui torniamo al significato di apocalottismo: “provare a capire ciò che sta accadendo anche se ciò non ci renderà immuni dalle calamità, ma ci potrà almeno aiutare a mantenere un atteggiamento costruttivo, evitando le trappole di cui è disseminato il cammino”.
Chiediamo a Luca Pardi, di cui ricordiamo anche l’instant book “Il paese degli elefanti: miti e realtà sulle riserve italiane di idrocarburi“, perché è nato l’impulso di scrivere questo libro, un bel po’ diverso da molti altri sull’argomento “crisi” e per niente fiducioso sul “sol dell’avvenire” incarnato per alcuni nell’innovazione tecnologica e per altri nella speranza incondizionata che l’umanità possa rinsavire.
«Abbiamo scritto questo libro a quattro mani, Jacopo ed io, per cercare di spiegare ad un pubblico più ampio possibile, la crisi delle tre “e”: economica, energetica, ecologica. Ed è stata una discreta fatica. A volte è più facile scrivere in linguaggio tecnico che rinunciare al gergo e proporsi di farsi capire da tutti».
Partirei dal titolo….
«Il “Picco” è il picco del petrolio, del gas, del carbone, dei molti minerali che sono necessari per la nostra società, in pratica è il picco di tutto. Quanto meno di tutto ciò che non è rinnovabile o è sfruttato ad un tasso superiore a quello di rigenerazione. Come sanno coloro che vivono in zone siccitose, anche l’acqua, la cui quantità è costante ed è pienamente rinnovabile può essere soggetta ad esaurimento se viene sfruttata troppo rapidamente. Il concetto di picco cerchiamo di spiegarlo da oltre quindici anni parlando di petrolio».
Un tema un po’ bistrattato ultimamente?
«Dopo un iniziale interesse l’argomento è stato in effetti dimenticato. Ma i fatti sono ostinati, l’attualità del picco del petrolio e di molte altre risorse energetiche e non energetiche, non può essere rimandato per molto da operazioni finanziariamente dubbie ed ecologicamente disastrose come lo sfruttamento dei giacimenti di shale oil o delle sabbie bituminose o il successivo sfruttamento di giacimenti minerari a concentrazione decrescente. Nonostante i progressi della tecnica a tutto c’è un limite».
Spiegato il picco, parliamo di capre.
«Le capre sono tutte quelle persone che, per mancanza di tempo, ma non di intelligenza, mancano degli strumenti tecnici e culturali per abbracciare l’insieme dei fattori che caratterizzano la triplice crisi. Insomma una versione più soft di quella di Sgarbi. Avremmo potuto intitolarlo: “il picco for dummies”, ma ci piacevano di più le capre, perché le capre hanno una caratteristica: sono intelligenti e hanno la capacità di scendere con grande agilità dai picchi. E di intelligenza avremo un gran bisogno nei prossimi decenni quando, appunto, sarà più importante essere capre che pecore».
Insomma c’è una dura critica al concetto di crescita?
«È nostra convinzione che la fase di crescita ed espansione sia finita e l’unico modo per adattarsi alle nuove condizioni sarà scendere, nei consumi e nel numero. Diciamo, scendere dal picco. Non sarà facile e per questo abbiamo preferito chiamarla “decrescita passabile” piuttosto che far balenare felicità difficili da garantire, usando tutta la retorica creata dai maghi del marketing delle idee che non mancano anche in questo campo».
Come sono sviluppati questi argomenti nel vostro libro?
«Inizialmente si propone al lettore di collocarsi in una fra sei categorie che classificano gli atteggiamenti umani rispetto alla crisi, cioè di fronte all’enunciato che dà inizio al sommario del libro, secondo cui: “Accettare l’idea che l’intera nostra civiltà sta andando in frantumi, immaginare le conseguenze e reagire in modo costruttivo rappresenta una sfida molto più grande e profonda di quanto tu non possa immaginare”. Le sei categorie sono: rifiuto, incredulità, rabbia, contrattazione, depressione, accettazione. Il lettore può ripetere l’operazione alla fine della lettura, se l’ha finita.
Si parte dai fenomeni più evidenti che sono quelli che si manifestano nel campo economico e politico, poi ci si immerge nei problemi sottostanti, la questione energetica e quella ecologica: il clima, la biosfera, i cicli biogeochimici. Non saremo riusciti a non commettere errori e a non dire inesattezze, questo è certo, ma abbiamo tentato di mettere insieme le principali variabili che pensiamo determineranno l’evoluzione temporale, cioè la dinamica, prossima e meno prossima della nostra specie e del pianeta che la ospita».
Quali reazioni vi aspettate dal lettore?
«Speriamo che sia proprio il libro a modificare l’atteggiamento, anche se a colui che rifiuta l’esistenza stessa della crisi, potremmo definirlo “il negazionista”, viene consigliato di chiudere il libro e non pensarci più. Un consiglio che ci porterà le critiche dei venditori di belle e ottimistiche idee sul futuro sostenibile, resiliente e felice. Gli altri, quelli che leggeranno il libro vadano avanti per conto loro e magari troveranno una risposta ad alcuni dei loro dubbi».
I temi che affrontate sono così importnati e complessi che dovrebbero essere sulle pagine dei giornali e in Tv un giorno sì e l’altro pure…
«Il cammino di studio e comprensione dei fenomeni globali è iniziato da oltre 50 anni. Quest’anno cade l’anniversario della fondazione del Club di Roma. In realtà oggi se ne parla poco e male. Noi abbiamo cercato di facilitarne l’inizio, i primi passi, poi ognuno deve, se vuole, proseguire seguendo la sua sensibilità. Quello che oggi pensiamo è che la catastrofe ecologica sia già in atto, e non si ponga quindi il problema di evitarla, ma di mitigarla e adattarsi alle nuove condizioni. Non siamo ottimisti, ma neppure pessimisti, pensiamo che dalla conoscenza della realtà nasca sempre una speranza Siamo apocalottimisti».
Il libro di Pardi e Simonetta ci mette in guardia anche da quello che viene conosciuto come il “dirupo di Seneca”. Il filosofo duemila anni fa ci ricordava cioè che la crescita è lenta, mentre la rovina è rapida.
Picco per capre. Capire, cercando di cavarsela, la triplice crisi: economica, energetica ed ecologica, di Luca Pardi e Jacopo Simonetta, editore Lu.Ce, 238 pp., anno 2017
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