La filiera della mobilità elettrica in Italia

Laboratorio Metrologico Ternano

La filiera della mobilità elettrica in Italia

7 Novembre 2019 Articoli 0

Dallo Speciale QualEnergia.it-Key Energy

Il 2020 potrebbe essere il vero “anno della svolta” per il mercato europeo dell’auto elettrica.

Diversi elementi puntano in questa direzione, come evidenzia un recente studio di Transport & Environment: l’uscita di decine di nuovi modelli plug-in da caricare alla presa di corrente, gli investimenti miliardari dei costruttori per acquisire i componenti dei veicoli elettrificati – le batterie innanzitutto – le regole europee sempre più severe per le emissioni di CO2 delle vetture vendute nel nostro continente.

Secondo le stime, l’Europa nel 2020 vedrà fino a un milione di nuove auto elettriche in strada.

E l’Italia saprà cogliere le opportunità di questa sfida?

I dati registrano un relativo boom di vendite di auto a batteria: ad agosto 2019, le immatricolazioni italiane di BEV (Battery Electric Vehicle) sono state 534, che diventano più di 6.400 nel periodo gennaio-agosto, con una crescita del +108% rispetto agli stessi mesi dell’anno prima (fonte Unrae).

Tuttavia, la quota dell’elettrico sul mercato complessivo non si schioda dallo 0,5-0,6% e difficilmente il dato finale del 2019 sarà molto diverso da questa tendenza.

Intanto dal 2013 al 2017 il fatturato della filiera “allargata” di prodotti e servizi made in Italy per la mobilità elettrica è cresciuto con un tasso medio annuo del 28,7% toccando 6 miliardi di euro, come mostra il grafico, tratto da uno studio realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con MOTUS-E (i dati del 2018 non sono ancora disponibili).

Allora quali prospettive ci sono nel breve e medio termine per la filiera industriale e commerciale italiana dei veicoli a batteria?

…ne parliamo con Francesco Naso (MOTUS-E, area “Technology & Market” )

Partiamo dagli ultimi dati di mercato per l’auto elettrica: tutti si chiedono quando l’Italia passerà la prima soglia “psicologica” dell’uno per cento delle vendite sul totale…

La stima di MOTUS-E per il 2019 è di circa 12.000 auto elettriche vendute in Italia, ma l’uno per cento del mercato complessivo non sarà raggiunto quest’anno. Con ogni probabilità passeremo tale traguardo nel 2020-2021 sulla spinta di varie dinamiche.

Quali sono?

L’uscita di molti modelli e la presenza degli incentivi bonus/malus, oltre all’entrata in vigore del limite di 95 grammi di CO2/km per le nuove immatricolazioni. Ma va sottolineato che si tratta di una media a livello Ue, quindi potranno esserci differenze profonde tra gli Stati membri, con paesi in cui l’elettrico andrà fortissimo e altri dove continueranno a dominare i carburanti tradizionali: benzina, diesel, metano. L’Italia è il secondo mercato per l’importazione di veicoli diesel dalla Germania e di gran lunga il primo mercato europeo per le auto a metano. Perciò dobbiamo far diventare il nostro un paese attrattivo per la mobilità elettrica.

In che modo?

È tutta la filiera industriale che deve compiere un passo avanti. Ora è un po’ slegata, anche per via della sua classica impostazione con tante piccole e medie imprese che non sempre seguono una cultura collaborativa. Le dimensioni contenute delle aziende di componentistica, inoltre, sono la prima causa della mancanza di liquidità e della carenza degli investimenti in ricerca e sviluppo per l’intero comparto. E finché il grande attore non si muoveva – FCA, che ha annunciato modelli elettrici per il 2020 – il resto della filiera stava fermo. Serve un piano per riconvertire una parte dell’industria automotive nazionale.

Quanto vale la filiera italiana che gravita intorno all’auto elettrica? Parliamo non solo di veicoli in senso stretto, ma anche di batterie, colonnine di ricarica, componenti e servizi.

Abbiamo calcolato in 3-6 miliardi di euro l’anno il valore economico già potenzialmente erogabile dalle imprese italiane che operano, anche se non in via esclusiva, nel campo della mobilità elettrica. La stima include circa 10.000 aziende di vari segmenti industriali e commerciali tra cui meccanica, sensori, connettività, elettronica di potenza, servizi di manutenzione. E siamo in un mercato globale: il 40% dei componenti di un modello tedesco arriva dall’Italia. Però l’auto elettrica spinge molti costruttori a produrre più elementi in casa, per incrementare i margini di guadagno che sono più esigui, rispetto ai modelli tradizionali. Quindi i fornitori italiani devono evolversi e adattarsi alla novità dell’elettrico.

Si parla molto anche di costruire nuove gigafactory, super-fabbriche di accumulatori al litio nell’ambito della Battery Alliance europea. Che ruolo possono avere qui le imprese italiane?

Alcuni produttori italiani si sono già mossi o sono interessati agli sviluppi di tale iniziativa, penso ad esempio a nomi come il gruppo Seri-FAAM, Kaitek, Midac. Ma l’Italia non sembra destinata a essere un paese “campione” nella produzione di celle al litio. Credo che il suo ruolo attuale di protagonista dell’economia circolare possa renderci un paese guida in altri segmenti della catena del valore. Ad esempio, nelle attività che riguardano la chiusura della filiera, quindi il riciclo, con il recupero di materiali preziosi contenuti nelle batterie, e il riutilizzo delle batterie in applicazioni di “second-life” per l’accumulo stazionario di energia.

 

Gli appuntamenti di Key Energy 2019 sul fotovoltaico

7 novembre – ore 9.30 / 13.00

Forum nazionale dell’innovazione nel trasporto collettivo. L’innovazione energetica – Le prospettive economiche legate alle fonti di trazione “pulite”

7 novembre – ore 14.00 / 18.00

La mobilità elettrica come motore di ripresa dell’industria italiana: un confronto

8 novembre – ore 9.30 / 13.00

I combustibili del futuro: dall’Emilia-Romagna verso le strategie di sostenibilità globali

 

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