L’Eni al 2022: solo 1,5 mld alle rinnovabili e punta ancora tutto su petrolio e gas
Più impegno per sviluppare le energie rinnovabili e ridurre l’impatto ambientale complessivo delle sue attività industriali, ma senza intaccare il focus del suo modello operativo, che resta centrato sull’esplorazione e produzione di petrolio e gas (upstream).
Il piano strategico 2019-2022 di Eni prevede investimenti per circa 33 miliardi di euro in quattro anni, di cui la maggior parte (77%) destinata alle tradizionali attività per le fonti fossili.
Mentre alle tecnologie più pulite è riservata una fetta ben più piccola della torta, un 5% scarso.
Una strategia che, alla luce del rischio di una bolla del carbonio, dovrebbe far riflettere il Governo italiano, dato che lo Stato detiene il 30% delle azioni (tramite CdP e il MEF, rispettivamente al 26 e al 4% circa), come anche i diversi investitori istituzionali, che assieme controllano il 57% delle azioni, e che dovrebbero essere sensibili al rischio economico che puntare ancora sulle fossili comporta oggi.
Più in dettaglio, ha spiegato l’amministratore delegato del cane a sei zampe, Claudio Descalzi, “nell’upstream continueremo a crescere in modo organico”, tanto che il colosso energetico italiano punta ad aumentare la produzione del 3,5% l’anno realizzando 2,5 miliardi di barili di nuove risorse e perforando 140 pozzi esplorativi in tutto il mondo.
Eni, inoltre, prevede uno “sviluppo accelerato” del portafoglio GNL (gas naturale liquefatto) che raggiungerà 14 milioni di tonnellate/anno di volumi contrattualizzati nel 2022 e 16 milioni nel 2025, come evidenzia il piano.
Nei giorni scorsi, ricordiamo, Eni ha partecipato alle audizioni per il Piano nazionale integrato su energia e clima (PNIEC) con un intervento tutto centrato sul ruolo del gas per il mix energetico italiano (vedi qui).
E per quanto riguarda la raffinazione, tornando al piano strategico, il gruppo guidato da Descalzi continuerà a rafforzare le attività di “green refinery” grazie all’avvio dell’impianto di Gela e al potenziamento della bio-raffineria di Venezia, in modo da arrivare a una capacità complessiva pari a 1 milione di tonnellate/anno.
Sempre in tema di gasolio “verde”, ricordiamo che Eni di recente è stata segnalata da Legambiente e altre associazioni all’Autorità antitrust per pubblicità ingannevole sui presunti vantaggi dell’utilizzo del diesel+ rispetto al carburante tradizionale (vedi qui).
Secondo le associazioni, in sintesi, il combustibile prodotto da Eni non sarebbe così ecologico come farebbe intendere la campagna commerciale diffusa dalla società.
Veniamo alle rinnovabili: qui Eni punta a completare una sessantina di progetti in varie zone geografiche arrivando a 1,6 GW di potenza installata nel 2022 con investimenti nell’ordine di quasi un miliardo e mezzo di euro nei prossimi quattro anni, quasi interamente concentrati nel fotovoltaico.
Per quanto riguarda le rinnovabili nel nostro paese, il gruppo è impegnato nel “Progetto Italia” che prevede 220 MW di nuovo fotovoltaico in siti industriali dismessi; a febbraio, Eni ha iniziato a costruire un parco FV da 31 MW a Porto Torres in Sardegna.
Più in generale, si legge nel piano strategico, Eni ha fissato l’obiettivo di eliminare le emissioni dirette di anidride carbonica nel settore upstream entro il 2030, attraverso una serie di misure di efficienza non meglio specificate e agli interventi di riforestazione con cui Eni si aspetta di assorbire oltre 20 milioni di tonnellate/anno di CO2.
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