L’Europa rallenta un po’ sugli obiettivi per energia e clima. Dati e proiezioni

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L’Europa rallenta un po’ sugli obiettivi per energia e clima. Dati e proiezioni

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Gli obiettivi europei su energia e clima al 2020 restano a portata di mano, anche se con qualche difficoltà in più, poi l’impegno dei singoli Stati membri dovrà aumentare moltissimo per raggiungere i nuovi traguardi fissati al 2030.

Il rapporto appena pubblicato dall’agenzia europea per l’ambiente (EEA, European Environment Agency) mostra a che punto siano arrivati i diversi paesi nel loro percorso per incrementare le percentuali di fonti rinnovabili, ridurre i consumi energetici e abbattere le emissioni inquinanti.

Il dato generale evidenzia che l’Europa è sostanzialmente in linea per toccare le mete previste al 2020 e che l’Italia figura tra quelle nazioni che hanno già perfino superato lo sforzo richiesto da Bruxelles (vedi anche QualEnergia.it).

Tuttavia, si legge nel documento, nel 2017 le emissioni di CO2 sono lievemente aumentate rispetto all’anno precedente, lo sviluppo delle rinnovabili ha rallentato e per la prima volta dal 2010 i consumi energetici sono tornati a salire, mettendo a rischio l’obiettivo sull’efficienza energetica.

Il grafico seguente – figura ES.1 tratta dallo studio dell’EEA, qui abbiamo omesso le note per maggiore semplicità – riassume il quadro complessivo.

Per quanto riguarda le rinnovabili, le stime preliminari indicano che nel 2017 le fonti pulite hanno coperto il 17,4% dei consumi energetici finali (17% nel 2016) e che di questo passo l’Europa eccederà di circa un punto percentuale l’obiettivo del 20% stabilito per il 2020 (ma non è detto che riesca a soddisfare il sotto-obiettivo del 10% di rinnovabili nei trasporti: siamo intorno al 7,2% vedi anche QualEnergia.it).

Cosa succederà dopo il 2020?

Nel 2030, ricordiamo in sintesi, l’Europa dovrà tagliare le emissioni almeno del 40% in confronto ai livelli del 1990, portare le rinnovabili al 32% dei consumi lordi finali e migliorare l’efficienza energetica del 32,5% rispetto allo scenario base elaborato dalla Commissione Ue nel 2007 (vedi i nostri approfondimenti sulla direttiva per le rinnovabili e poi sulla direttiva per l’efficienza).

Tornando al grafico sopra, l’agenzia europea spiega che secondo le proiezioni attuali, gli Stati membri non riusciranno a soddisfare le richieste delle nuove direttive.

Con le misure messe in campo finora dai governi, in particolare, la riduzione delle emissioni si fermerà presumibilmente intorno al -30/32% e anche i traguardi su rinnovabili ed efficienza avranno bisogno di maggiore sostegno da parte dei vari paesi.

La mappa sotto – figura ES.3 del documento EEA – mostra le stime sul divario che separa i singoli Stati membri dall’obiettivo sulle emissioni al 2030.

Intanto, alla vigilia della pubblicazione della strategia Ue per l’energia e il clima al 2050 (è attesa per domani, 28 novembre) si moltiplicano le richieste inviate a Bruxelles per innalzare l’impegno europeo verso la de-carbonizzazione dell’economia.

Dopo la lettera congiunta trasmessa dai ministri di dieci paesi, tra cui l’Italia, al commissario competente Miguel Arias Cañete, è il turno della lettera sottoscritta da alcune multinazionali di diversi settori – Unilever, Allianz SE, Engie, Edf e altre – e indirizzata ancora una volta a Cañete.

Il sollecito è sempre lo stesso: prevedere almeno uno scenario per azzerare le emissioni di gas-serra nel 2050 e incrementare di conseguenza gli obiettivi al 2030.

Si parla, infatti, di un’opzione “net-zero emissions” per ottenere un bilancio netto finale pari a zero in termini di CO2 entro metà secolo: l’anidride carbonica rilasciata nell’ambiente dalle attività umane (in particolare dall’utilizzo di combustibili fossili) dovrà essere compensata da uno stesso ammontare di anidride carbonica assorbita o rimossa.

Il documento dell’EEA (pdf in inglese)

La lettera delle multinazionali a Bruxelles (pdf in inglese)

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