Litio equo e solidale, ancora difficile ma non impossibile
Le materie prime di cui sono fatte le batterie, le aziende che le estraggono, le imprese che producono i sistemi di accumulo e, di riflesso, gli ambientalisti che sostengono mobilità elettrica ed energie rinnovabili sono spesso oggetto di critiche, soprattutto da parte dei difensori delle energie fossili e di chi nega la crisi climatica.
L’estrazione di alcune delle principali materie prime usate nelle batterie non è infatti priva di impatti ambientali, sociali ed economici . Tutt’altro.
L’elevato consumo d’acqua necessario per l’estrazione del litio, per esempio, sta accelerando la desertificazione intorno ai laghi salati del “triangolo del litio” dell’America Latina.
Articoli di giornale circa “la sporca verità” della mobilità verde o il “reale costo” delle auto elettriche sono solitamente confezionati in maniera non fattuale, parziale e tendenziosa. Oscurano la realtà più che illuminarla, o meglio, concentrano i riflettori su elementi di fatto negativi e li amplificano in maniera sensazionalistica.
Alcuni di quegli elementi negativi, però, esistono e pongono questioni rilevanti per tutti: l’elevato consumo di materie prime pesa sull’ambiente, le catene di approvvigionamento sono tutt’altro che trasparenti e il problema del riciclo rimane almeno in parte irrisolto.
Quindi, meglio continuare tranquillamente con il diesel? No, però è giusto guardare in faccia i difetti del metallo principe nel regno delle batterie: il litio.
Il litio necessario per chilowattora di accumulo in una batteria si aggira intorno a 200 grammi. Nonostante sia una quantità relativamente piccola, il boom delle auto elettriche e dei sistemi di accumulo elettrochimici ha portato ad un forte aumento della sua produzione negli ultimi anni.
Fino a non molto tempo fa, la produzione annuale di litio era in media di circa 31.500 tonnellate, ma l’anno scorso è salita a circa 85.000 tonnellate. E la mobilità elettrica è solo l’inizio di una fase che prevede la sempre maggiore elettrificazione di un po’ tutti i settori produttivi e della vita civile.
Non c’è carenza
Nonostante l’aumento delle estrazioni, non si prevede che il litio scarseggerà. Le riserve mondiali utilizzabili si aggirano intorno ai 14 milioni di tonnellate, mentre le riserve accertate ammontano a circa 62 milioni di tonnellate.
Il litio si trova nelle rocce minerali in una frazione compresa tra l’1 e il 5% in paesi come l’Australia, lo Zimbabwe e la Cina. Tuttavia, l’estrazione da salamoie – cioè da soluzioni acquose di sali – è più conveniente.
Le salamoie si trovano sotto i laghi salati nel “triangolo del litio” che abbraccia Cile, Bolivia e Argentina. Il contenuto di litio nelle salamoie è appena lo 0,2%, ma l’estrazione per evaporazione dal sole è molto più competitiva rispetto alla separazione del metallo dalla roccia minerale.
Per estrarre il litio, la salamoia viene pompata da una profondità di 20-40 metri e sversata in bacini di evaporazione. L’acqua evapora per diversi mesi fino a quando rimangono dei residui solidi, con una concentrazione di litio del 6%.
Il problema è che la trasformazione chimica in carbonato di litio di grado commerciale consuma non solo sostanze chimiche ma anche acqua supplementare.
Il processo di estrazione del litio abbassa il livello delle acque sotterranee in una regione già desertica, cosa che contribuisce ad un’ulteriore desertificazione. La produzione di litio nel Salar de Atacama consuma circa 1,5 milioni di litri d’acqua per tonnellata di carbonato di litio.
Anche l’economia di sussistenza delle comunità indigene vicine è influenzata dal calo delle falde acquifere.
Catena del valore
Molte critiche per quanto riguarda l’estrazione di materie prime nell’area si sono concentrate soprattutto sui fornitori nazionali, come la società mineraria Soquimich, accusata fra le altre cose di aver ottenuto illegalmente i diritti sull’acqua, di aver impedito una nuova gara d’appalto per i diritti minerari, di non aver pagato tutte le tasse per la produzione di litio tra il 2009 e il 2014 e di aver violato le norme ambientali.
Con la nuova importanza del litio, i contratti per la miniera di Salar de Atacama sono stati rinegoziati tra il 2016 e il 2018. E i contratti rinegoziati con le società minerarie prevedono anche l’utilizzo di nuove tecnologie per l’espansione delle attività.
I rappresentanti dell’industria mineraria hanno sottolineato che il processo di ottenimento del litio dalle salamoie è ancora relativamente nuovo e che è destinato a migliorare, condensando l’acqua invece che facendola evaporare, ad esempio, in modo che possa essere successivamente restituita al terreno.
Un metodo completamente nuovo è quello di filtrare il litio direttamente dalla salamoia utilizzando delle membrane, evitando così l’evaporazione, per poi pompare di nuovo la salamoia sottoterra.
Il settore minerario cileno è consapevole che la pressione degli acquirenti di materie prime aumenterà. È quindi disponibile ad estrarle in modo più sostenibile. Sono circolati diversi documenti strategici per rendere più verde il settore minerario e la scorsa estate il governo cileno ha organizzato una tavola rotonda sulla sostenibilità ambientale del settore minerario.
Secondo alcuni, però, è difficile che siano imposti requisiti troppo severi, ed è più probabile che le autorità cilene ricorrano di nuovo alla strategia degli impegni volontari da parte del settore.
Ciononostante, il dibattito sul clima sta prendendo sempre più piede anche in Sud America. Gli anelli a valle della catena del valore, cioè le aziende internazionali che pesano sul mercato e che sono a contatto con i consumatori finali, possono influenzare la sostenibilità in cima alla catena del valore.
L’attesa è che le grandi aziende automobilistiche e i fornitori di batterie attribuiscano sempre maggiore importanza alla possibilità di dimostrare ai loro clienti che le materie prime da loro impiegate sono state estratte in modo sostenibile.
Si spera che, dopo lo scandalo del diesel, l’industria automobilistica europea, ad esempio, voglia evitare nuovi imbarazzi che potrebbero derivare da una gestione miope degli impatti ambientali e sociali della mobilità elettrica.
Costi e opportunità
La certificazione dei fornitori, in linea con gli standard ISO, potrebbe portare più trasparenza, sulla gestione della qualità, sulla gestione ambientale e su quella dell’energia.
Tali certificazioni comportano costi aggiuntivi per le aziende e quindi incideranno anche sul prezzo del prodotto finale. Tuttavia, poiché la tutela dell’ambiente è un importante motore della domanda di batterie, l’uso coscienzioso e sostenibile delle risorse potrebbe trasformarsi da un costo in una opportunità per accaparrarsi nuove quote di mercato.
Se quindi i modi esistono per ridurre l’impatto ambientale dell’estrazione del litio e delle altre materie prime, una distribuzione equa dei proventi nei paesi produttori è invece più difficile.
Dalla metà di ottobre, sono scoppiate proteste molto forti in Cile contro il modello economico fortemente liberista del paese. La ricchezza derivante dall’estrazione delle materie prime non raggiunge tutti.
Ma la rabbia sociale non è rivolta specificamente all’estrazione del litio. Le attuali proteste ruotano principalmente intorno al crescente costo della vita e al ristagno dei redditi. In vista del boom del litio, movimenti come “Litio para Chile” (Litio per il Cile) chiedono da anni una diversa e più comune distribuzione del reddito proveniente dall’estrazione dell’”oro bianco,” come il litio viene chiamato.
Le controversie sul litio in Cile dimostrano che l’estrazione di materie prime è complicata. Questo vale per il carbone in Colombia, il gas di scisto negli Usa, il petrolio in Nigeria e il rame nello stesso Cile.
A maggior ragione, le aziende dell’accumulo elettrochimico dovrebbero riporre un valore aggiunto nell’uso sostenibile delle risorse, non solo per la salute dell’ambiente, ma più egoisticamente per interesse personale, in modo da non offrire il fianco a negazionisti e sostenitori delle energie fossili.
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