Quant’è difficile parlare del clima: la BBC corre ai ripari con nuove regole
Il cambiamento climatico antropogenico esiste (Man-made climate change exists): non poteva essere più chiara la BBC nel definire la sua posizione ufficiale su un tema che fa sempre più notizia sulle testate giornalistiche di tutto il mondo, comprese quelle generaliste.
L’affermazione è contenuta in un documento (crib sheet, letteralmente “bigliettino”) inviato da Francesca Unsworth, direttore delle news della BBC, ai giornalisti del colosso pubblico radio tv inglese, tramite una mail che invita tutti i colleghi a partecipare a un corso di un’ora su come riportare correttamente le informazioni sui cambiamenti climatici (Reporting Climate Change).
Dopo un’estate caratterizzata da ondate di calore e altri fenomeni meteorologici “estremi” e con importantissimi eventi da coprire nei prossimi mesi in campo ambientale, come la conferenza Onu sul clima di dicembre, oltre alla pubblicazione del nuovo rapporto dell’IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change (vedi QualEnergia.it sulle bozze uscite nei mesi scorsi), la BBC ha sentito l’esigenza di chiarire la sua politica editoriale.
Soprattutto per sgombrare il terreno da equivoci e fraintendimenti su cosa sia esattamente il climate change, sulle sue cause e sui possibili rimedi per mitigarne gli effetti.
E per evitare di dare troppa voce in capitolo ai negazionisti del clima, tutti quelli che a vario titolo – tra sedicenti “esperti”, lobbisti, politici e così via – si sforzano di sottostimare o proprio negare del tutto l’esistenza di un surriscaldamento globale indotto dalle attività umane.
Le notizie che riguardano l’energia e l’ambiente, infatti, si prestano molto facilmente a semplificazioni ed errori d’interpretazione, anche grossolani, che finiscono per disorientare il pubblico.
Nel crib sheet, citato integralmente dal sito Carbon Brief (vedi qui), si fa riferimento ai numerosi sbagli compiuti dalla BBC nel documentare un “argomento difficile” come il cambiamento climatico.
In particolare, si legge nella sezione “Editorial Policy”, la BBC ritiene che la “scienza migliore” (best science) nel descrivere/spiegare i mutamenti del clima sia quella dell’IPCC.
Un passo decisivo riguarda il “falso bilanciamento”: in sintesi, spiega la nota editoriale, poiché il cambiamento climatico è un dato acquisito e accettato, il giornalista non è tenuto a bilanciare il dibattito con la presenza di un negazionista, per ottenere l’imparzialità dell’informazione.
Tuttavia, chiarisce la nota, in alcune discussioni sulla “sostenibilità” ambientale andrebbero incluse le argomentazioni di chi è scettico.
L’importante, spiega la BBC, è che il giornalista conosca il punto di vista del suo interlocutore per intervistarlo in modo efficace, chiarendo al pubblico una serie di elementi, tra cui le sue affiliazioni (quale organizzazione rappresenta, da chi è finanziata, sta parlando con autorità scientifica?) e le opinioni espresse in precedenza.
Inoltre, precisa il documento interno del colosso radiotelevisivo inglese, dare per certa l’esistenza del cambiamento climatico non ci autorizza a semplificare troppo le cose.
Difatti, è difficile valutare con esattezza come e quanto l’uomo abbia influenzato e stia influenzando i vari processi naturali.
Un conto è sostenere che in varie regioni del mondo, con elevata probabilità, ci saranno eventi estremi, come inondazioni e ondate di calore, sempre più intensi e frequenti, un altro conto è attribuire l’origine di un singolo evento al climate change: il rischio, nel secondo caso, è instaurare un nesso di causa-effetto che non può essere provato scientificamente.
D’altronde, alcuni recenti studi ripresi da QualEnergia.it mostrano quanto sia complesso prevedere come “risponderà” il nostro Pianeta al continuo aumento delle concentrazioni di CO2 nell’atmosfera (Clima: l’effetto domino porterà inevitabilmente a un “Pianeta-serra”?).
Quindi, in sintesi, il cambiamento climatico antropogenico esiste ma non sappiamo ancora con quale velocità stia procedendo e quali saranno le sue conseguenze finali.
Le variabili in gioco sono molte, come confermano i differenti scenari elaborati dall’IPCC e il fatto che si parli sempre di probabilità, non di certezze matematiche, quando si cerca di descrivere come sarà il mondo tra cinquanta o cento anni.
L’unica certezza è che senza un taglio drastico e urgente delle emissioni inquinanti, gli obiettivi degli accordi di Parigi rimarranno fuori portata. Ecco perché il dibattito, anche nella scienza ufficiale, resta apertissimo.
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