Stop al carbone nel 2025. Enel dice no
Con un ricorso al TAR del Lazio, Enel si oppone alla richiesta del Ministero dell’Ambiente di comunicare il piano per la cessazione entro il 31 dicembre 2025 dell’utilizzo del carbone nella produzione elettrica, come previsto dalla SEN 2017.
L’abbandono del carbone entro il 2025 è uno degli “obiettivi cardine” della Strategia Energetica Nazionale approvata il 10 novembre 2017 dai Ministeri dello Sviluppo Economico (MiSE) e dell’Ambiente (MATTM).
Lo stesso Francesco Starace, AD di Enel, intervenendo al Festival della Green Economy di Trento dello scorso anno, aveva dichiarato “in Italia abbiamo ancora 5 centrali a carbone, di cui 3 non andranno oltre il 2021 in termini di operatività mentre per le altre 2 è prevista la chiusura nel 2025”.
Indossando le vesti del decisore politico aveva infine aggiunto che “per farci trovare pronti allora a spegnere anche le ultime due, è importante iniziare a discutere ora di che misure adottare”.
Il Ministero chiede la revisione delle AIA statali
Con il Decreto 430 del 22 novembre 2018 il Ministero dell’Ambiente dispone il riesame complessivo delle AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) statali rilasciate per l’esercizio di grandi impianti di combustione o la fabbricazione di prodotti chimici organici in grandi volumi.
Il decreto di riesame si rende necessario a seguito della decisione della Commissione Ue del 31 luglio 2017 che stabilisce le conclusioni sulle Migliori Tecniche Disponibili (BAT) a cui le imprese dovranno adeguare i propri impianti. Il Ministero, tuttavia, ritiene altresì “urgente chiudere i riesami delle autorizzazioni rilasciate ai grandi impianti di combustione che impiegano quale combustibile il carbone, in considerazione degli impegni politici assunti con la SEN 2017 in ordine alla cessazione della produzione termoelettrica a carbone entro il 31 dicembre 2025.”
La scadenza per la presentazione della documentazione è fissata per il 31 gennaio 2019 e, nel caso di impianti di combustione alimentati a carbone, è scritto, “deve espressamente prospettare la cessazione definitiva dell’utilizzo del carbone ai fini di produzione termoelettrica entro il 31 dicembre 2025, dettagliando il piano di fermata definitiva, pulizia, protezione passiva, messa in sicurezza e aggiornamento della relazione di riferimento per i gruppi termoelettrici alimentati a carbone, corredato del relativo cronoprogramma.”
Enel non ci sta
Le centrali a carbone tuttora operative in Italia e che Enel deve sottoporre al riesame dell’AIA sono quelle di Brindisi e Civitavecchia, di cui Starace aveva annunciato la chiusura (condizionata) al 2025 e La Spezia, Venezia-Fusina e Sulcis-Portoscuso, che secondo le dichiarazioni dell’AD non dovrebbero andare oltre il 2021.
Nel 2017 le prime due hanno emesso rispettivamente 6.485.120 e 9.747.838 tonnellate di gas serra (fonte: Enel). Ricordiamo la centrale di Civitavecchia, Torrevaldaliga Nord, è la dodicesima centrale più inquinante d’Europa in termini di CO2.
Prima della scadenza, mentre comunica che invierà la documentazione relativa alle BAT entro i termini, Enel rimanda a una successiva comunicazione la documentazione richiesta per la cessazione dell’uso del carbone annunciando di voler far valere davanti alla competente Autorità Giudiziaria i vizi di illegittimità del decreto di riesame delle AIA.
Secondo Enel, infatti,
1) non è l’AIA il procedimento all’interno del quale prescrivere la cessazione definitiva dell’uso del carbone;
2) la SEN è un “impegno politico” che per giunta subordina il processo di “phase-out dal carbone alla realizzazione di nuova capacità di generazione e accumulo oltreché di nuove interconnessioni”;
3) gli impianti di generazioni possono essere messi definitivamente fuori servizio solo a seguito di formale nulla osta del MiSE alla dismissione della capacità produttiva.
Il Ministero dell’Ambiente – come scritto nel decreto – ha chiesto al MiSE di comunicare eventuali motivi ostativi alla piena attuazione del decreto 10 novembre 2017 senza tuttavia ricevere alcuna segnalazione in merito ai motivi ostativi nei tempi richiesti.
Il ricordo al Tar del Lazio
Nel ricorso al TAR del Lazio Enel chiede l’annullamento del decreto di riesame delle AIA, argomentando ulteriormente i punti già anticipati.
Rileva eccessivamente stretti i tempi concessi dal MATTM per la presentazione della documentazione, sia in considerazione delle scadenze per le BAT (2021), sia per quella del phase out del carbone (2025).
In particolare, Enel ipotizza un eccesso di potere del MATTM rispetto alle prerogative che invece sarebbero del MiSE; ritiene che la SEN sia un atto amministrativo recante un impegno politico e che pertanto non possa essere considerato alla stregua di un provvedimento.
Enel insiste sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico, che potrebbe essere pregiudicata ove alla totale soppressione del carbone non fosse garantita la sicura sostituzione con diverse fonti.
Dichiara inoltre di aver proposto l’apertura di un tavolo di confronto ai due Ministeri per affrontare il tema della riduzione e cessazione della produzione elettrica a carbone e definirne le relative modalità e tempistiche, trovando “singolare come i due Ministeri non abbiano raccolto l’invito di Enel”.
La reazione del Comune di Civitavecchia
A fronte dell’annunciato ricorso al TAR da parte di Enel, il sindaco di Civitavecchia Antonio Cozzolino ha dichiarato di voler procedere alla “costituzione ad opponendum del Comune di Civitavecchia, interessato alla conservazione del provvedimento ministeriale impugnato”.
Il Sindaco ha inoltre chiesto al Ministero di verificare se sussistono i presupposti per l’applicazione della sanzione in caso di mancata presentazione o, in alternativa, di sospendere il provvedimento assegnando al Gestore un termine per l’integrazione della documentazione.
In una comunicazione al Ministero dell’Ambiente, Cozzolino ha inoltre stigmatizzato “l’ennesimo tentativo del Gestore di criptare informazioni ambientali e piano di monitoraggio”. Il MATTM ha infatti dovuto sollecitare Enel affinché presentasse dati e informazioni che la stessa aveva chiesto di mantenere riservati.
È facoltà del Gestore di proporre di non rendere pubblica parte della documentazione relativa al procedimento per ragioni di segreto industriale o commerciale. Non possono tuttavia rimanere riservati i dati che contengono informazioni ambientali, che non possono essere escluse dal diritto di accesso di terzi interessati (ai sensi della normativa applicabile in materia di trasparenza dei procedimenti amministrativi L.241/90).
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