Sul carbone l’Europa viaggia a due velocità. Gli ultimi dati della IEA
Il negoziato politico sulla riforma del mercato elettrico e sul ruolo del carbone nei meccanismi di capacità, che si è appena chiuso a livello Ue (vedi QualEnergia.it), ha restituito una “doppia Europa” che è anche al centro dell’ultimo rapporto della IEA sull’andamento della fonte fossile più inquinante.
Nel documento Coal 2018 (sintesi allegata in basso), l’Agenzia internazionale dell’energia parla di una storia che viaggia su due binari differenti, “a tale of two Europes”, per quanto riguarda l’utilizzo di questa risorsa energetica nel nostro continente.
La mappa sotto, tratta dal rapporto della IEA e pubblicata dal sito Carbon Brief, evidenzia che mentre l’Europa occidentale ha annunciato o sta discutendo l’uscita dal carbone (coal phase-out, vedi qui un approfondimento sull’Italia), l’Europa orientale, con in testa la Polonia, non ha ancora previsto di abbandonare il combustibile “sporco”.
Proprio la Polonia ha molto complicato le trattative sul market design, ottenendo una clausola speciale che le permetterà di tutelare i suoi investimenti e progetti nel settore.
Entro il 2023, si legge nel documento dell’agenzia, almeno altri due paesi, Francia e Svezia, avranno chiuso le loro ultime centrali a carbone, e la Germania sarà rimasto l’unico grande utilizzatore di questa fonte di energia nell’Europa occidentale.
Al contrario, evidenzia la IEA, in Polonia, Grecia e nei Balcani ci sono diversi nuovi impianti a carbone in costruzione, che nella maggior parte dei casi andranno a sostituire unità più vecchie e inefficienti.
Così nell’Europa orientale la domanda di questa fonte fossile, secondo la IEA, rimarrà sostanzialmente piatta nei prossimi cinque anni, mentre calerà nei paesi Ue occidentali.
Nel complesso, nell’Unione europea come riporta Carbon Brief citando i dati dell’agenzia, il consumo di carbone è diminuito leggermente (-1,1%) nel 2017 in confronto ai dodici mesi precedenti, portandosi a 627 milioni di tonnellate.
In particolare, la domanda di combustibile impiegato nelle unità termoelettriche (thermal coal) è scesa del 7% lo scorso anno rispetto al 2016, mentre è aumentato lievemente (+2%) l’uso di lignite per la produzione di elettricità.
Guardando invece al mercato globale, la sintesi del rapporto Coal 2018 riporta che il consumo di carbone nel mondo è salito di un punto percentuale nel 2017, dopo due anni di declino.
La IEA si aspetta una domanda stabile fino al 2023, perché le “perdite” in Europa e Stati Uniti saranno compensate dall’incremento della richiesta di combustibile fossile in alcuni paesi asiatici, tra cui India, Indonesia e Vietnam.
La coppia di grafici sotto, tratta dalla presentazione online della IEA (clicca sopra per ingrandire), riassume il quadro fin qui descritto, mostrando anche la differenza tra le previsioni di quest’anno e quelle formulate nel 2017.
Intanto negli Stati Uniti secondo le ultime rilevazioni dell’Energy Information Administration (EIA), il consumo di carbone nel 2018 diminuirà del 4% in confronto allo scorso anno, toccando il livello più basso dal 1979, vedi il grafico seguente.
In totale, il 2018 dovrebbe registrare la chiusura di 14 GW di unità a carbone negli Usa, a causa di tre fattori decisivi: i bassi prezzi del gas, la competitività delle rinnovabili e l’età avanzata di molti impianti fossili.
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