Transizione energetica e rinnovabili in Spagna: “dagli annunci ai fatti”

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Transizione energetica e rinnovabili in Spagna: “dagli annunci ai fatti”

27 Settembre 2018 Articoli politiche energetiche riforma mercato elettrico spagna transizione energetica 0

Qualcosa sta cambiando in Spagna sull’energia, sia in tema di prezzi dell’elettricità che di diffusione delle rinnovabili.

La Fundación Energia Renovables (Fer) spagnola si dice genericamente soddisfatta delle linee generali che Teresa Ribera ha presentato la scorsa settimana alla Commissione per la transizione ecologica del Congresso dei Deputati, ma chiede maggiore chiarezza nei testi legislativi e più rapidità nell’attuazione delle politiche indicate in questi mesi.

La ministra, in carica da circa 100 giorni, ha fatto finora diverse importanti dichiarazioni, come quelle di voler chiudere le centrali a carbone entro il 2025, così come gli impianti nucleari entro il 2028 e porre termine alla vendita di auto diesel.

Ha inoltre annunciato a giugno di voler incrementare l’autoconsumo da rinnovabili con l’eliminazione dell’assurda tassa sul solare (impuesto al sol), istituita nel 2015 dal governo Rajoy, che prevede pesanti oneri sull’elettricità autoconsumata, ad esempio dalla produzione FV a livello residenziale e commerciale.

Ribeira ha parlato anche di promuovere le comunità solari per l’autoproduzione di energia rinnovabile e l’accesso ai contatori bidirezionali, oltre di voler sospendere l’imposta del 7% sulla generazione dell’elettricità.

L’associazione di settore, tuttavia, ritiene, che le misure presentate per affrontare il problema dell’alto prezzo dell’elettricità in Spagna richiedano una visione strutturale e non solamente congiunturale, come emergerebbe dagli annunci della ministra, a cominciare dalla creazione di una tariffa sociale per i consumatori più vulnerabili.

Ora l’associazione di categoria chiede alla ministra Ribeira e al governo di passare all’azione per portare avanti con rapidità e coerenza un nuovo modello energetico per il paese, specificando anche una calendarizzazione delle misure da adottare.

La Spagna ne ha particolare bisogno (come in realtà anche l’Italia) per diverse ragioni: la sua domanda di energia dipende per l’83% da risorse importate, dal 1990 al 2015 le sue emissioni sono aumentate del 20% e le nuove installazioni di fonti rinnovabili si sono praticamente interrotte dal 2013.

Fundación Renovables propone al governo a tale scopo alcune misure urgenti:

  • Chiusura immediata e senza costi di almeno quattro centrali a carbone (Lada, Velilla, Andorra e Compostilla) e programmazione dello stop per le altre prima del 2025.
  • Definizione di un programma di chiusura di tutte le centrali nucleari una volta completata l’attuale licenza amministrativa per ciascuna di esse (in questo modo già nel 2024 l’ultimo degli impianti andrebbe chiuso).
  • Controllo dello sviluppo delle aste per le rinnovabili tenute a gennaio 2016 e a maggio/luglio 2017 al fine di forzare il rispetto delle scadenze.
  • Modifica del regio decreto 235/2013 del 5 aprile che approva la procedura per la certificazione dell’efficienza energetica degli edifici, uno strumento quanto mai necessario per riqualificare un parco residenziale molto inefficiente.
  • Riforma dell’attuale sistema dei prezzi dell’energia che dia un segnale di maggiore trasparenza ed equità, oltre ad essere solidale e sostenibile. Eliminazione dei costi aggiuntivi e dei sussidi nascosti inclusi quelli per la capacità.
  • Approvazione di un decreto ministeriale che garantisca il diritto degli utenti del servizio elettrico di avere accesso in tempo reale ai propri dati di consumo registrati con i nuovi contatori.
  • Rinnovo di tutte le concessioni idroelettriche scadute in particolare nei territori interessati dalla chiusura delle centrali carbone.

In realtà in Spagna c’è da qualche tempo un notevole fermento soprattutto sui progetti fotovoltaici di grandi dimensioni. Nell’asta di luglio 2017 sono stati assegnati 3,9 GW al fotovoltaico, molti dei quali dovrebbero entrare in funzione entro la fine del 2019.

Diversi operatori hanno poi scelto di muoversi fuori dai sussidi pubblici: nel paese tra gli impianti non incentivati già operativi ci sono i 3,9 MW a Torre de Cotillas di Foresight e i 2,5 MW di Enerpro a Siviglia, mentre in arrivo, oltre ai 300 MW citati, c’è il parco FV Don Rodrigo da 170 MW per il quale BayWaRe. ha siglato un PPA di 15 anni per vendere alla norvegese Statkraft l’elettricità generata (vedi QualEnergia.it).

Nel più lungo periodo la Fer ritiene che per completare una transizione sostenibile ed equa si dovrebbero includere anche queste ulteriori misure:

  • Riforma del settore elettrico che modifichi la distribuzione e la remunerazione del trasporto dell’energia effettivamente distribuita e trasportata e una tariffa elettrica basata sull’energia consumata in cui i costi fissi diventino variabili.
  • Modifica della tassazione basata sul principio “chi inquina paga”, affinché diventi uno strumento per cambiare le abitudini dei consumatori.
  • Adeguamento della legislazione delle autonomie locali al fine di realizzare nelle città un processo di elettrificazione della domanda, possibilmente con offerta di rinnovabili.
  • Sviluppo della Legge della Legge 8/2013 del 26 giugno per la rigenerazione e il rinnovamento urbano.
  • Una legge sui diritti dei consumatori di energia.

La Fondazione energia rinnovabile, come visto, punta molto sull’elettrificazione della domanda e sulle fonti pulite. Aveva tracciato queste linee in suo documento dal titolo “Verso una transizione delle energie sostenibili” (Hacia una Transicion Energetica Sostenibile – pdf), presentato questo marzo. Si prefigurano anche il questo report una serie di misure urgenti in sintonia con una legge sui cambiamenti climatici e la transizione energetica, la cui approvazione – secondo l’organizzazione di settore – non dovrebbe essere più ritardata.

Nel documento viene indicato un obiettivo al 2030 per un’elettrificazione dell’energia finale del 50% (oggi è al 25%) e una generazione dell’energia elettrica dell’80% con fonti rinnovabili (oggi è 40%).

Tanti spunti anche per il nostro governo che, insieme a quello spagnolo, ha voluto spingere in sede europea, per un target più elevato al 2030, ma che ora è atteso al varco nella definizione di una legislazione orientata alla decarbonizzazione del mercato dell’energia ben più decisa di quanto non abbia fatto finora.

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